Da qualche giorno una squadra della capitale ingleseha esonerato Nuno Espirito Santo ed affidato la guida tecnica ad una vecchia conoscenza londinese: il nostro Antonio Conte.
La società di Daniel Philip Levy, manager di riferimento del gruppo Enic, ha voglia di crescere ed ambizioni importanti come dimostrano gli investimenti degli ultimi anni.
Uno stadio costato circa 1 miliardo di euro è un qualcosa che fa capire chiaramente quali siano le intenzioni della proprietà britannica.
Sul campo però i risultati ultimamente stentano ad arrivare.
Dalla stagione 1991-1992 ad oggi infatti, soltanto due Coppe di Lega (la coppa di minor importanza in Gran Bretagna) sono state aggiunte in bacheca.
Ben poco considerando l’importanza del club che vanta un passato ultracentenario ricco di piazzamenti e trofei prestigiosi.
A partire dall’impresa del ‘51, da neopromossa a campione d’Inghilterra con Arthur Rowe, ai tre lustri sotto la guida della leggenda Bill Nicholson con il double del ’61 (campionato ed FA Cup), la Coppa delle Coppe del ’63 e la Coppa Uefa (alla sua prima edizione) in una finale tutta britannica con il Wolverhampton del ’72, alle varie FA CUP vinte fino alla nuova vittoria in Coppa Uefa del 1984 sull’Anderlecht (ultimo titolo europeo).
Una società titolata, capace di vincere due trofei europei, due campionati inglesi e ben 8 Coppe d’Inghilterra che però, come detto, negli ultimi 3 decenni stenta a tornare sul gradino più alto del podio di qualsivoglia competizione di livello assoluto (eccezion fatta per la Coppa di Lega inglese).
Soltanto Pochettino, nel periodo recente, è riuscito a dare un vero entusiasmo agli Spurs, contendendo il titolo al Leicester dei miracoli (arrivando però poi terzo dietro ai rivali storici dell’Arsenal) e piazzandosi secondo nel 2016-2017, in una stagione ricca di primati per il club, dietro al Chelsea di Conte e portando la squadra ad una clamorosa, quanto insperata, finale di Champions poi persa nel derby britannico con il Liverpool nel maggio del 2019.
Dopo il fallimento di Mourinho della scorsa stagione e quello di Espirito Santo in questo scorcio di campionato si è quindi corso subito ai ripari, convincendo Conte (un tentativo era andato a vuoto quest’estate) a prendere la guida tecnica e tentare di entrare a far parte del calcio che conta in maniera definitiva.
E per risalire ci si è affidati ad un allenatore capace e molto esigente, che ha dimostrato di saper far fronte a sfide difficili, di sapersi adattare ad ogni campionato con una caratteristica peculiare: vincere.
Dal 2010-2011, anno in cui portò il Siena in A, Conte pare non sapere fare altro.
3 campionati consecutivi con la Juventus, un titolo di Campione d’Inghilterra ed una Coppa d’Inghilterra l’anno seguente alla guida del Chelsea per poi passare all’Inter e riportare lo scudetto ai nerazzurri dopo 11 anni e vari fallimenti nel post-Mourinho.
Non particolarmente fortunato nelle campagne europee, spesso anche per sfortuna o scelte predeterminate, non sbaglia però praticamente mai nel campionato di competenza.
Allenatore ambizioso, preparato, schietto e determinato ha forse in un carattere particolarmente esigente un pregio che può trasformarsi in limite, una personalità che spesso lo porta allo scontro frontale con la propria dirigenza (famosa la frase sui 10 euro al ristorante l’anno in cui lasciò la Juventus).
L’ultima trionfale stagione alla guida dell’Inter si è conclusa con una separazione che non è certo suonata come un fulmine a ciel sereno. Diverse divergenze erano emerse ben prima dell’estate appena trascorsa ed il ridimensionamento inevitabile dei nerazzurri ha portato ad una sontuosa buonuscita che di certo non ha scontentato il neo tecnico degli Spurs, poco propenso a fare le nozze coi fichi secchi.
Per Conte l’imperativo è vincere e per raggiungere l’obiettivo servono campioni, giocatori che sappiano mettersi a sua completa disposizione e lottare su ogni pallone, come faceva lui in campo pochi anni fa.
Al Tottenham avrà a disposizione un’ottima squadra con punte d’eccellenza assoluta, basti pensare ad Harry Kane, bomber di livello mondiale e nazionale inglese, allo straordinario coreano Son, ai nazionali inglesi Wings, Dele Alli e Dier, al centrale ex Atalanta Romero.
Una rosa completata da diversi giocatori di valore e nazionali U-21 inglesi (nazionale che da diversi anni vince e convince a livello giovanile).
Conte ha tutto per portare il Tottenham veramente in alto riconfermandosi allenatore dall’abilità straordinaria e grazie al suo approdo il campionato inglese diventa ancor più competitivo.