Mentre tutti gridavano al G.O.A.T. fermando la partita per celebrare l’ennesimo record del prescelto “The Chosen One” LeBron James, ovvero il numero di punti realizzati in carriera 38.388 punti (in 1410 partite), più che l’ammirazione per un grandissimo campione, più che la voglia di festeggiare un primato che tutti sapevano sarebbe arrivato nella stagione in corso, in molti il sentimento era quello di vivere un qualcosa di strano, un momento stonato con quanto effettivamente stava avvenendo in campo.
I Lakers stanno perdendo in casa contro OKC, una partita da vincere a tutti i costi nella disperata rincorsa verso un piazzamento che li porti alla post-season.
Prima l’assenza di Davis (non una novità assoluta…), poi il rendimento altalenante di un imbarazzante Russell Westbrook, i vari altri infortuni e le solite voci di mercato hanno collocato i Lakers (partiti con un clamoroso 1-10) nei bassifondi della Western Division.
Ma oggi non si pensa a questo, non si pensa ai Lakers ed alle loro difficoltà, al tredicesimo posto ed alle sconfitte mortificanti subite, tutto sembra sparire di fronte al record di segnature che sta per mettere a segno “il re”!
La partita si interrompe subito dopo il tiro con il quale LeBron James sorpassa Kareem Abdul Jabbar (anch’egli Laker) che assiste alla scena seduto a bordo campo senza far trasparire emozioni.
Il campione viene osannato dal pubblico, in campo entrano giornalisti, addetti ai lavori e chi più ne ha più ne metta, il tempo si ferma ed il 6 gialloviola viene intervistato e celebrato per il più prestigioso tra i suoi innumerevoli record personali.
Sugli spalti personalità di ogni genere (Denzel Washington, Magic Johnson, Jay-Z e molti altri) assistono al grande momento ridendo ed appaludendo.
Il tutto mentre i Lakers vanno a picco, distruggono l’ennesima stagione e tutto accade proprio in quegli stessi istanti in cui tutti sono lì, a bordo campo, per vedere questo adone del basket festeggiare nel bel mezzo di una sconfitta sanguinosa, allo Staples Center, contro un avversario, gli Oklahoma City Thunder, alquanto modesto (12° in classifica).
La rincorsa ai play-in (o con enorme ottimismo ai play-offs), sconfitta dopo sconfitta, diventa sempre più ardua, addirittura quasi impossibile pur potendo contare su due assoluti campioni come LeBron e Anthony Davis che, mentre il compagno metteva a segno il canestro del record sembrava poco propenso, anzi quasi infastidito dal momento surreale.
La gioia e la festa nel bel mezzo di una stagione disastrosa hanno senso?
Farlo peraltro proprio durante una partita, che finirà con un’altra sonora batosta, è giusto?
Difficile immaginare Kobe Bryant, Magic Johnson o Michael Jordan in una situazione del genere, ridere festeggiare e commuoversi mentre la stagione è un incubo per i propri tifosi, mentre gli obiettivi di squadra svaniscono miseramente.
Dando un’occhiata ai social i tifosi, quelli non in grado di tirare fuori cifre esorbitanti per una partita dei Lakers, quelli che rimangono incollati davanti al televisore con il fiato sospeso, non l’hanno presa affatto bene.
Si poteva fare tutto a gara terminata, evitare un’assurda invasione di campo con consegna dello scettro di un perplesso Kareem Abdul Jabbar (nella sua testa frullavano gli stessi pensieri?), mentre gli avversari sono fermi ad aspettarti, lasciare al momento giusto il discorso commosso e cercare magari di portare a casa una vittoria determinante.
LeBron forse deve ancora capire che i Lakers sono più grandi di lui.