In lingua berbera “Ilmeẓyen n addal leqbayel” è la squadra più importante della provincia Tizi Ouzou (Algeria), città conosciuta anche con il nome di città delle ginestre.
Situata a nord della nazione africana con il mare davanti alla propria costa e un’antichissima università. La città viene ricordata soprattutto per le grandi gesta della squadra locale.
Orgoglio berbero
Tizi Ouzou è di origine prevalentemente berbera e quindi la JS Kabylie, ls quadra più titolata d’Algeria, è molto amata perché rappresenta la vittoria della popolazione di origine berbera.
A causa dell’occupazione francese la società calcistica Jeunesse Sportive de Kabylie sebbene fondata nel 1928 rimase nell’ombra fino al 1946 quando riuscì finalmente a completare il processo di formazione e a partecipare alla settima divisione del calcio nazionale. La scalata verso la massima serie viene interrotta bruscamente da un altro evento storico che scuote il Paese: la rivoluzione. Le attività ripresero nel 1962 e i “canarini” raggiunsero la Serie A nel 1969. Per tanti anni la squadra di calcio ha rappresentato l’unica forma di espressione per l’etnia berbera.
I successi
Nel 1973 arriva, con il rumeno Virgil Popescu in panchina, il primo storico titolo nazionale. Comincia quindi l’egemonia quasi incontrastata in Algeria arrivando a toccare l’apice nel 1981 quando il Kabylie conquista anche la Champions League africana con un pizzico di fortuna per non aver disputato le semifinali contro gli egiziani dell’Al Ahly ritiratisi per via dell’uccisione del presidente della nazione del Cairo. Nel 1990 il Kabylie vinse di nuovo la Champions League africana. Nel 1995 ancora l’undicesimo titolo nazionale e la Coppa delle Coppe africana, manifestazione che vincerà di nuovo dopo alcuni anni per tre volte consecutive. L’ultimo e quattordicesimo titolo nazionale risale ormai al 2008.
Controversa morte di Ebossé Bodjongo
Purtroppo i colori del Kabylie sono associati anche ad un evento tragico. Nell’agosto 2014, durante il match contro l’USM Alger, l’attaccante camerunense segnò il gol su rigore. La rete contribuirà a far vincere il Kabylie. A fine gara il pubblico di casa, sconfitto, cominciò a lanciare oggetti verso i giocatori e una pietra colpì Bodjongo, uccidendolo a soli 23 anni, con una figlia nata qualche ora prima della morte.
C’è però un’altra versione sull’accaduto. I test effettuati post mortem evidenziano che l’attaccante camerunense non venne ucciso da una pietra ma da un linciaggio. I video visionati da chi ha effettuato questi ultimi test dimostrano che venne scortato dalla polizia fino al tunnel senza aver subito colpi alla testa.