Quando Inzaghi venne scelto da Lotito, interrompendo il viaggio in macchina che lo stava portando al timone della Salernitana, i tifosi della Lazio non furono per niente contenti.
L’ennesima delusione, l’ennesimo nome di prestigio sfumato (“El Loco Bielsa” aveva infatti clamorosamente interrotto la trattativa per diventare il nuovo tecnico della Lazio) non poteva essere rimpiazzato da un giovanotto che, fino a quel momento, aveva guidato soltanto la Primavera biancoceleste, peraltro con ottimi risultati come lo scudetto perso ai rigori con il Torino nel 2015 o la Coppa Italia con relativa Supercoppa dell’anno precedente.
L’ambiente è scettico, nonché scottato dalla telenovela Bielsa e definire l’accoglienza tiepida è un eufemismo. Ma lo scetticismo ben presto sarà sostituito dalla meraviglia, dall’entusiasmo, dall’ammirazione verso questo ragazzo animato da un fervore ed un agonismo che, da subito, entusiasma il popolo Laziale.
Da tanto tempo sulla sponda biancoceleste del Tevere non si vedeva un tecnico così coinvolto, così partecipe, uno che nonostante i problemi, nonostante la rosa non eccelsa, sembrava incarnare perfettamente il dogma della Curva Nord NON MOLLARE MAI.
Un allenatore che “rosica” quando perde, che tenta di raggiungere il risultato in ogni modo, fino all’ultimo secondo.
Alla sua prima stagione completa da allenatore con l’aquila sul petto ottiene buoni risultati in campionato, vince il derby dopo 4 anni ma soprattutto raggiunge la finale di Coppa Italia nella quale però dovrà arrendersi alla Juventus di Allegri.
Il piazzamento finale sarà un buon 5° posto che garantirà ai suoi la partecipazione all’Europa League.
La stagione 2017-2018 si apre con la vittoria della Supercoppa italiana ai danni proprio della Juventus campione d’Italia, un successo importantissimo soprattutto per il valore degli avversari.
La stagione sarà a tratti esaltante ma, complice anche alcuni problemi relativi al mancato rinnovo di DeVrij, vedrà la Lazio privata del piazzamento in Champions proprio all’ultima giornata quando, nello scontro diretto con l’Inter, in una posizione di vantaggio (con due risultati su tre a disposizione) sarà proprio il centrale olandese, fresco di firma proprio con l’Inter, a condannare i biancocelesti a disputare la Uefa Europa League anziché la Champions.
La Uefa EL condannerà Inzaghi ad un’altra stagione altalenante (vista anche la rosa ristretta) nella quale si uscirà presto dalla competizione europea (sedicesimi di finale), si accumuleranno molte sconfitte (ben 13) ma alla fine, proprio per quella voglia di vincere e di concentrarsi sugli obiettivi, vedrà la Lazio trionfare in Coppa Italia contro l’Atalanta al termine di una battaglia in campo davvero memorabile e non priva di polemiche.
La miglior stagione biancoceleste
È il preludio per la migliore stagione biancoceleste con Simone Inzaghi al timone. 21 risultati senza sconfitta, record di imbattibilità, record di vittorie consecutive, Ciro Immobile letteralmente scatenato (a fine stagione saranno 36 le reti segnate con annessa Scarpa d’Oro).
La Lazio del 2019-2020 è qualcosa di magnifico, una squadra che non molla mai, famose risulteranno le vittorie in quella che verrà ribattezzata “zona Caicedo”, nei minuti di recupero infatti la Lazio riuscirà a raggiungere importantissimi risultati tra i quali su tutti spicca la vittoria con il Cagliari avvenuta al 97° quando, sotto ancora al 91°, gli uomini in biancoceleste riusciranno a ribaltare il risultato portando tre punti d’oro a casa.
Niente sembra poter fermare la Lazio che, tra mille difficoltà e dopo un inizio non arrembante, riesce a resuscitare in una partita che addirittura poteva portare all’esonero di Inzaghi.
La gara che ha cambiato la storia
Quando si dice “SLIDING DOOR”, Lazio – Atalanta del 19/10/2019 lo è forse stato per molti motivi e magari anche per la carriera di questo tecnico che al termine del primo tempo si trova sotto di 0-3 con l’Olimpico che accompagna sotto una pioggia di fischi i suoi ragazzi negli spogliatoi.
La rimonta della seconda frazione sarà clamorosa e scatenerà la furia biancoceleste che, da quel giorno, otterrà 11 vittorie consecutive (tra queste espugnerà dopo 30 anni San Siro sponda Milan e vincerà nettamente contro la Juventus sia in campionato che in Supercoppa come detto prima) interrompendo momentaneamente la sua corsa nel derby con un pareggio. Ma il derby di Roma è qualcosa che va oltre qualsiasi pronostico o stato di forma quindi soltanto un incidente di percorso, dalla giornata successiva ricomincia l’incredibile cavalcata della Lazio il cui condottiero, Simone Inzaghi, pare aver trasformato in un’armata invincibile. Altre 5 vittorie consecutive (tra queste spiccano quelle con Napoli e Inter) e la Lazio balza in testa alla classifica. Sembra il Leicester di Ranieri. Anche il gioco è simile, squadra ben chiusa dietro, ripartenze fulminanti con giocatori in grado di attraversare il campo rapidamente e dotati di una tecnica straordinaria in grado di azionare al meglio le capacità di un rapace d’area come Ciro Immobile (il Jamie Vardy nostrano).
Niente sembra poter fermare la Lazio di Inzaghi che, complice varie difficoltà trovate da quella che sulla carta è nettamente la squadra più forte d’Italia (la Juventus di Sarri), comincia ad accarezzare un sogno chiamato SCUDETTO.
Il Covid stoppa la corsa della Lazio
Ma qualcosa sta accadendo in Cina già da qualche mese ed a Marzo del 2020 dilaga anche in Italia. L’epidemia da Covid19 blocca il campionato, tutto va in lockdown (non prima d’aver consentito alla Juventus di riprendersi il primato, anche se solo di un punto, vincendo l’ultima partita prima della totale chiusura contro l’Inter) ed i sogni biancocelesti vanno riposti momentaneamente nel cassetto.
Quando una marcia di quel genere viene interrotta è chiaro che, alla ripartenza, difficilmente sarà come prima.
L’alchimia che si era creata, la magia tra i componenti la rosa, gli episodi anche fortunati che avevano accompagnato l’incredibile filotto Laziale di colpo vengono interrotti, spezzati in un amen da qualcosa di più grande ed imprevedibile.
Quando il campionato riprenderà, dopo tre mesi e passa, la Lazio non è più quel qualcosa di magico visto in precedenza, anche il vantaggio che avrebbe potuto avere nel non dover disputare né competizioni europee (eliminata ai gironi) né Coppa Italia (fuori ai quarti con il Napoli) viene stravolto dal nuovo calendario del quale, paradossalmente, è proprio la Juve a beneficiare maggiormente. La Champions verrà disputata al termine del campionato e non sarà quindi più un turno infrasettimanale pesantissimo da affrontare in piena corsa scudetto per i bianconeri.
Viceversa la Lazio, già con la rosa corta, si vede costretta a giocare ogni tre giorni, un ritmo insostenibile.
Lo scudetto è ormai un sogno sfumato e bisogna addirittura aspettare l’ultimo turno per riuscire ad agguantare la Champions come quarta classificata.
La delusione è tanta, resta l’amaro in bocca, la sensazione di qualcosa di incompiuto ma, ad essere onesti, la stagione della Lazio guidata in maniera esemplare dall’allenatore-tifoso Simone Inzaghi rimane una perla in tutta la gestione Lotito.
La rosa a quel punto meritava di essere puntellata a dovere, colmando quelle lacune (scarsità nei ricambi soprattutto) che l’avevano costretta alla resa.
Tutto ciò non è accaduto e l’ultima stagione al timone biancoceleste per Simone diventerà uno stillicidio tra prestazioni altalenanti ed un incredibile tormentone contratto che si risolverà solamente in estate quando uno spettacolare, quanto repentino, cambio di rotta porta Inzaghi lontano da Roma lasciando Lotito con il cerino in mano.
Simone Inzaghi è giunta l’ora di cambiare aria
Per Inzaghi è il momento di mettersi in discussione sul serio, di lasciare l’ovile (dopo oltre vent’anni) e di andare a rimpiazzare l’eterno scontento Conte, uno che mal sopporta la parola “ridimensionamento”.
Va ad allenare un Inter in cui la dirigenza è impegnata con tutte le forze a “rientrare” e per farlo occorrono cessioni eccellenti.
Ad Erikssen (con i noti problemi cardiaci) si sono aggiunte le cessioni di Lukaku, vero trascinatore nella stagione che ha riportato il tricolore in nerazzurro ed Hakimi, freccia spettacolare sulla fascia.
Due partenze eccellenti che hanno portato nelle casse 175 mln d’euro circa a cui hanno fatto seguito gli ingressi di Correa (30 mln) e Denzel Dumfries (12 mln) nonchè Dzeko e Calhanoglu (parametro zero).
Un saldo nettamente positivo ed un allenatore sul quale lo scetticismo è palpabile.
Lo stesso scetticismo di qualche anno prima ora lo accompagna all’ombra del Duomo.
Tanti anni passati soltanto nella capitale, un buon portamento, alcuni risultati apprezzabili sicuramente ma anche un rendimento altalenante che però chi vive appieno una determinata realtà, o ragiona attentamente su di essa, può comprendere facilmente.
Alla Lazio Simone Inzaghi si è spesso dovuto scontrare con un presidente alquanto austero e parsimonioso, il ds Tare spesso non è riuscito ad accontentare il proprio tecnico mettendogli a disposizioni giocatori di qualità veramente mediocre tanto da non poter essere neanche essere presi in considerazione (si pensi a Jony, Durmisi, Berisha, Muriqi e Vavro) costringendolo a fare delle scelte consapevole di non poter assolutamente essere competitivo su 3 fronti per l’intera stagione.
Inter nel segno di Inzaghi
Le qualità di Inzaghi però sono sotto gli occhi di tutti e già dopo pochi mesi, sta cominciando a far ricredere gli scettici lombardi.
Ha già conquistato un trofeo (3 vittorie su 3 finali di Supercoppa disputate) e primeggia in campionato con un Internazionale che non solo domina le partite e difende il proprio tricolore ma lo fa giocando un gran calcio, mettendo peraltro in mostra il miglior attacco del torneo e la seconda difesa. Mentre l’anno scorso l’Inter faticava a vincere, molte le vittorie di misura, oggi domina distruggendo i propri avversari.
Tutti meriti ascrivibili a quel ragazzotto ben poco considerato dai tifosi e forse ancora poco anche dai giocatori che guida (vista la corsa nel vuoto della scorsa settimana) ma che forse merita ben altro rispetto poiché a dispetto dell’età sta dimostrando a tutti di avere le stimmate del grande tecnico.