Forse ci siamo davvero, forse dopo 8 lunghi anni romani il gigante serbo può spiccare il volo, voltare pagina, cambiare destinazione ed intraprendere un cammino che lo porti finalmente a lottare per traguardi all’altezza della sua classe.
Il contratto in scadenza nel 2024 mette la società con le spalle al muro e, mai come questa estate, sembra che le strade di Lazio e Milinkovic debbano separarsi.
Arrivato giovanissimo a Roma, dopo una trattativa complessa che l’aveva visto visitare il centro sportivo della Fiorentina salvo però poi ringraziare e proseguire verso Roma e siglare quell’accordo sancito sulla parola con (il dimissionario) Igli Tare, è stato, a conti fatti, uno degli acquisti più costosi (circa 18 milioni di euro complessivi) ed azzeccati dell’intera “era Lotito”.
Giocatore totale, in grado di spaziare nell’intera zona mediana del campo ma anche di affacciarsi con estrema pericolosità nella trequarti offensiva.
Dotato di piedi educati, lancio lungo, ottima visione di gioco, qualità balistiche non indifferenti anche dalla lunga distanza ed un colpo di testa spesso definitivo, rappresenta il prototipo del centrocampista moderno.
Nei primi due anni, come è giusto che sia, fa rodaggio ma al terzo esplode definitivamente.
Tutti si accorgono della classe di questo ragazzo sbarbato, dal viso pulito ed il passo felpato, che con 12 goals e 3 assist diventa il centrocampista più prolifico del campionato.
Inevitabilmente su di lui mettono gli occhi i maggiori clubs nazionali ed internazionali.
Da quel momento in poi ogni estate si susseguono rumors di un imminente trasferimento ora allo United, ora alla Juventus ora all’Inter ma a Settembre, “il sergente” come è stato ribattezzato a Roma, è sempre con la casacca biancoceleste.
Caso anomalo quello di Sergej, chiunque al suo posto avrebbe puntato i piedi dopo un po’, avrebbe fatto pressioni a livello pubblico o tramite Kezman (fidato procuratore), avrebbe obbligato la società a prendere seriamente in considerazione le offerte giunte sul tavolo di Lotito, lui no.
Un giocatore del suo livello deve competere per i massimi traguardi ed avere uno stipendio commisurato a quei pochi che, in Europa, possono vantare prestazioni simili.
Altri, dalle doti enormemente inferiori, percepiscono compensi tripli se non quadrupli.
Un comportamento che rasenta l’autolesionismo il suo, volare bassi va bene, essere umili altrettanto, ma questa tranquillità, con il passare degli anni, fa dubitare anche sulle reali sue ambizioni personali.
Sergej però rimane lì, mai una parola fuori posto, mai una polemica, mai una forzatura anzi, lui sorride e rinnova (per ben due volte) il contratto che lo lega alla Lazio.
In campo diventa indispensabile, un vero campione in grado di aiutare la squadra in maniera determinante con goal ed assist fino a diventare, con 69 reti, il miglior marcatore straniero nella lunga storia della SS Lazio.
Raggiunge questo traguardo al termine di un’annata travagliata, dopo un lungo periodo di appannamento dovuto forse alla paternità ed ai Mondiali in Qatar non propriamente entusiasmanti per lui.
Anche quest’anno però il bottino è stato eccezionale, 9 goals ed 8 assist, dopo gli 11+11 dello scorso anno, in un calcio che ama poco (bisogna correre e non poco con Sarri), rimane il migliore nel suo ruolo in Italia e non solo.
Ora però siamo veramente ai titoli di coda, è arrivato il momento di confrontarsi con altri palcoscenici, di lottare per vincere, alzare trofei, raggiungere la gloria.
Chi lo prende, per una cifra tra i 30 ed i 40 milioni, si assicura un vero campione, un giocatore UNICO.