Il giocatore serbo, classe 1997, ha da poco parlato ai microfoni per la prima volta da quando il Milan l’ha preso dalla Fiorentina. Con i viola il bottino è stato di 6 reti in 31 partite in campionato ma anche 6 in Conference e 1 in Coppa Italia.
Finalmente è giunto il tanto atteso momento: Luka Jović si presenta al pubblico di fede rossonera. Una punta centrale dotata di una grandissima duttilità tattica e può adattarsi anche al ruolo di ala, sia a destra che a sinistra. Forte fisicamente e dotato anche di un ottimo fiuto del gol.
“Da piccolo sognavo di vestire questa maglia. Per me è un grande onore essere arrivato qui e cercherò di fare del mio meglio per aiutare la squadra. Rebić mi ha già raccontato di quanto possa essere bello giocare per questa società. In realtà sarei dovuto venirci già tre anni fa ma poi ci fu il passaggio al Real Madrid. Sarò il vice Giroud e sono contento di poter imparare molto da lui. In Spagna le cose non sono andate come mi aspettavo ma sono qui per dare l’apporto alla causa del Milan. Avevo altre offerte ma ho aspettato fino all’ultimo.”
Queste le prime parole del serbo arrivato da poco in Lombardia.
Dalla Serbia con furore
Pressioni? Lui che è nato in Serbia e ha giocato da giovanissimo con lo Stella Rossa di Belgrado non ha paura delle possibili sfide o pressioni. Ci è cresciuto con la pressione addosso. Tra le fila dei biancorossi di Belgrado mette da subito in mostra tutta la sua forza e capacità da attaccante puro e trova sempre più spazio ripagando la fiducia a suon di gol. Dopo tre stagioni è pronto al salto nell’Europa che conta. Su di lui si fonda il Benfica ma in realtà con i lusitani non scenderà praticamente mai in campo e dopo una sola stagione tra l’altro molto deludente a livello personale con solo due presenze viene ceduto all’Eintracht Francoforte.
In Bundesliga e in Europa con la maglia dei rossoneri di Germania gioca e segna tanto. Il Real bussa alla sua porta e lui accetta. Nella capitale iberica gioca poco e viene rigirato in prestito al suo ex club di Francoforte per poi tornare nuovamente a Madrid.
Giunge a Firenze dove pur non giocando con continuità segna molti gol soprattutto nella Conference League aiutando i viola a raggiungere la finale poi persa 1-2 contro il West Ham.
Ovviamente è nel giro della nazionale serba.