Intervista al centro ex Fortitudo Bologna Paolo Paci, arrivato a stagione in corso a Rieti con l’obiettivo di centrare una salvezza che sembra essere impossibile.
Nella tua lunga carriera hai girato tante città e tante squadre. A quale sei più affezionato?
“Ce ne sono parecchie. Sicuramente Siena. Io sono arrivato l’anno in Serie B dopo il fallimento per via del tracollo della banca. Fu un anno molto particolare oltre al fatto di vivere a Siena e l’ambiente della Monte Paschi. Ho vinto il campionato grazie ai miei compagni e a uno stuff incredibile. Poi dico Caserta: un’altra piazza molto importante dove mi sono trovato veramente bene grazie anche a Nando Gentile. Ho conosciuto tutta la sua famiglia e il mondo Gentile che nel panorama cestistico italiano è molto importante”.
Posso anche nominare Salerno o Omegna o altre piazze comunque importanti come Roseto, anche se ci sono stato pochi mesi perché a causa di un disguido con il vecchio presidente ho scelto di andare via. Ci sono tante piazze importanti alle quali io sono legato e in realtà ogni posto dove sono stato rappresenta un ricordo bello e ben definito che porto sempre con me.
Qualche anno fa ha i indossato anche la canotta della nazionale italiana Under 18. Che esperienza è stata?
“Quando me l’hanno detto per la prima volta ero praticamente un bimbo perché avevo 18 anni mentre adesso ne ho 32 e vado per i 33. Avevo toccato il cielo con un dito perché al di là dell’azzurro, della canotta, della scritta “Italia”, era stata una grande emozione aver letto il mio nome e il mio cognome nell’elenco dei possibili candidati e poi quando ho avuto la conferma mi sono quasi messo a piangere con i miei genitori increduli al mio fianco. È stata un’emozione indescrivibile perché poter dire di aver indossato anche solo per quattro raduni e in un torneo molto importante come quello di Mannheim è stata un’emozione che auguro di vivere a tutti i ragazzi perché è bellissima”.
Cosa serve per la salvezza?
“La disponibilità da parte di tutti. È importante riuscire a trovare l’equilibrio e se oggi io segno 14 punti punti, magari domani li realizza Ruben, poi Bonacini. Dobbiamo essere presenti nella partita. Cerchiamo di raggiungere l’obiettivo che la società e noi giocatori ci siamo prefissati. È difficile perché siamo in una posizione brutta. Chiedo come ho sempre fatto al pubblico di Rieti di supportarci in ogni momento. È troppo facile andare al palazzetto, essere arrabbiati per la settimana lavorativa, e lo capisco anche, pagare e vedere una partita orribile e quindi inveire e insultare i propri giocatori. È più difficile entrare al palazzetto ed essere incavolati per la brutta partita ma dare comunque il 5 ai ragazzi e dire siamo con voi, mettiamocela tutta”.
A Londra un bambino campano ti ha riconosciuto ma ti parlava in inglese..
“Se non ricordo male eravamo dentro un museo e stavamo guardando delle opere d’arte fantastiche e a un certo punto passa una comitiva con i ragazzini che parlavano italiano misto al napoletano. Mi si avvicina uno di loro che mi comincia a parlare in inglese e allora lo guardo e gli dico ma guarda che sono italiano anch’io e lui mi risponde: “No dai tu sei Paolo Paci, hai giocato a Caserta. Grande, grande”. Insomma anche a Londra ho trovato un ragazzino che mi conosce. È stato bello, emozionante. Io sono sempre stato umile, mai fuori le righe quindi difficilmente da riconoscere, a parte forse per via dell’altezza e per il mio nuovo aspetto, adesso più riconoscibile però quando ti succedono queste cose fuori dall’Italia, dalla città in cui giochi o vivi, fanno vibrare qualcosa dentro che ti regala un’emozione forte”.
Ma te l’ha fatta vibrare anche una mandria di cervi con la quale hai avuto un incontro molto ravvicinato in Giappone?
“No quello no. Se uno mi fa rivedere quel video penso di scappare immediatamente dal Giappone. Si tratta di un posto meraviglioso e dico a tutti di andare a visitarlo anche se ovviamente bisogna avere tempo e disponibilità economica. È un posto fantastico per le persone che ci vivono e proprio per il Giappone di per sé, stupendo. Quello che dici tu riguarda una disavventura capitata in un posto meraviglioso, Nara, con i cerbiatti che mi hanno visto con la mia compagna che mi passava questo pacchetto di biscotti comprati apposta per loro e avevo anche la busta della spesa appena fatta. Apro il pacchetto di biscotti per darli a loro ma non mi ero accorto che mi avevano circondato, saranno stati almeno una decina…anzi voglio esagerare almeno trenta…no. Mi hanno assalito e mi hanno quasi fatto cadere perché sono scappato salendo su uno scalino che avevo visto e stavo per inciampare cadendo e nel frattempo si sono mangiati anche tutta la spesa che avevo comprato. È stata un’esperienza che non dimenticherò. In quel momento mi ha fatto innervosire ma quando ci ripenso ci rido perché ovviamente essere “attaccato” dai cerbiatti non è da tutti. Poi la mia compagna Annalisa mi ha detto che c’erano tanti ragazzi giapponesi che mi stavano riprendendo col cellulare e non oso immaginare dove sarò finito e quanti avranno riso pensando: “Guarda questo cristiano di due metri e passa che si fa buttare giù dai cerbiatti”.