“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” scriveva Cesare Pavese. Il rapporto tra Nicola Mei e Roseto degli Abruzzi sembra essere una trascrizione moderna del celebre estratto del romanzo “La luna e i falò” datato 1950. “Nick” si è sempre sentito molto legato alla città, alla gente, a quella terra che si affaccia sul mare Adriatico e che presenta campi da basket e canestri in ogni dove, perché da queste parti la pallacanestro è da sempre nel DNA degli abitanti rosetani.
Domenica, scherzi del destino, “Nick” Mei torna a C̷a̷n̷e̷s̷t̷r̷o̷ ̷ Roseto degli Abruzzi da avversario: alle ore 18:00 la Liofilchem Roseto ospita infatti la Juve Caserta. Ecco l’intervista completa realizzata grazie alla simpatia (dipenderà anche poi un po’ dal risultato di domenica, siamo sinceri…ovviamente si scherza!) e alla disponibilità del cestista originario di Lucca:
Partiamo dall’inizio: ho letto che a casa ti chiamano Caino, da cosa nasce questo nomignolo?
“Mio fratello. Lui mi ha sempre chiamato Caino perché dicevamo che eravamo Caino e Abele. Litigavamo spesso quando eravamo piccoli ma poi con il passare degli anni il rapporto con lui è cambiato e ci vogliamo davvero un bene dell’anima”.
Saresti potuto diventare calciatore più che giocatore di basket oppure dopo tanti anni di professionismo nel mondo della palla a spicchi sei contento della scelta e cosa o chi ti ha avvicinato al mondo del basket?
“Esatto. Ho la famiglia di tradizione calcistica: mio padre dirigente, mio fratello ha giocato in Serie B e in C. Giovanili dell’Atalanta, Cagliari, Torres Sassari, Fermana..”
Sei contento della scelta che hai fatto dopo tanti anni di professionismo nel mondo del basket oppure avresti preferito puntare più sul calcio? E soprattutto…eri bravo a calcio?
“Sì ero bravino. Ero portiere, ero un bel gatto tra i pali poi anche un po’ il destino e altre cose che accadono con il passare del tempo e che ti fanno fare altre scelte. Non mi sono mai pentito, ti dico la verità. Magari a volte si dice: ” Ho sbagliato tutto, il calciatore..” ma non è vero assolutamente, amo quello che faccio e ci ho sempre creduto”.
Hai giocato anche in A per due stagioni e hai avuto la possibilità di giocare in EuroCup. Queste esperienze come ti hanno aiutato a crescere sul piano del giocatore e su quello della persona che sei oggi?
“Mi hanno insegnato ad essere molto più paziente perché chiaramente quando sei più giovane valuti le tue partite in base ai punti e invece magari in un ruolo diverso, tra virgolette di ultima ruota del carro, è diverso. Cercavo di immedesimarmi nella parte e di capire quello di cui la squadra aveva bisogno quando entravo perché magari non c’era bisogno di far punti ma c’era bisogno di fare una difesa buona o di fare un passaggio per un canestro piuttosto che andare al tiro. Mi ha fatto maturare molto a livello cestistico e anche fuori dal campo”.
Hai girato tanto in carriera e Roseto è, insieme a Siena, la canotta che hai indossato per due volte. Cosa hai lasciato la prima volta che sei andato via dalla città abruzzese e cosa hai ritrovato quando ci sei tornato?
“Quando sono andato via la prima volta ho lasciato tanto dispiacere a livello personale perché ci sono rimasto veramente male. Non fu una scelta mia, come anche quest’anno. Io per Roseto avrei fatto di tutto senza niente togliere ovviamente a Caserta. Si tratta di un qualcosa che va oltre la pallacanestro. Sono stato veramente molto bene grazie anche alle persone del posto. Per me Roseto come avete potuto vedere è casa, è inutile nasconderlo e sicuramente sarà una sensazione stranissima tornarci da avversario”.
Purtroppo dal punto di vista rosetano nella passata stagione non siamo riusciti a centrare la promozione in A2. Dal punto di vista del giocatore, come valuti la stagione chiusasi nella finale contro Rimini? C’è ancora un po’ la delusione per la sconfitta?
“Assolutamente sì. Non c’è un giorno in cui non ci penso perché Rimini era fortissima e alla nostra portata. Sicuramente ha vinto chi ha giocato meglio come dimostrano i fatti. Forse potevamo combinare qualcosa in più se si vanno ad analizzare le situazioni prese singolarmente ma si parla di tutto e di niente. Brucia ancora, brucia. Ci ripenso e poi la sconfitta del Roseto…C’è posto e posto dove perdere una finale come c’è posto e posto dove vincere una partita e a Roseto, come magari in altri posti, non è la stessa cosa.”
Hai scritto una dichiarazione d’amore bellissima per Roseto dopo che si è chiusa la stagione, precisamente il 21.6.2022 sul tuo profilo Instagram. Quali saranno i “demoni”, intesi come emozioni, contro i quali combatterai domenica al PalaMaggetti in qualità di avversario perché sicuramente non sarà facile?
“Il pubblico, ricalcare quel palazzetto da avversario, le persone alle quali voglio bene e ho legato, gli ex compagni, l’ex allenatore, l’ex dirigenza. Purtroppo per loro non stanno attraversando un momento florido e sono partiti un po’ sotto le aspettative però sono sicuro che riusciranno a ritrovare la chiave per ripartire. La squadra è molto forte e magari come tante squadre ben attrezzate ha bisogno di un po’ più di tempo per amalgamarsi e per conoscersi sotto tanti punti di vista, ci sono personalità diverse ma sono sicuro che poi le cose si aggiusteranno per Roseto. Per quanto riguarda me ci sarà molta emozione ma c’è già adesso al pensiero di arrivare a Roseto, di entrare al PalaMaggetti. Non lo nascondo ma penso che lo sappiano tutti. Chi mi conosce un minimo mi dice: “Dai Nick, domenica torni a casa” e in effetti è come tornare a casa veramente..”
Che tipo di gara ti aspetti? Secondo te troverete una squadra pronta a reagire?
“Sono giocatori affermati e di talento. Hanno giovani molto forti. Penso che sia una sorta di esame di maturità per loro. Sono sicuro che risponderanno presente poi indipendentemente di come andrà la partita sono giocatori che non hanno bisogno di presentazioni quindi esperti che sanno rimboccarsi le maniche nei momenti difficili. A Roseto poi tutto è amplificato perché appena vinci una partita sei il re del mondo e se perdi c’è una sorta di processo all’intenzione. Quest’anno c’è stato un investimento importante da parte della società e nella testa dei tifosi questo può magari significare che siccome hai speso devi vincere ma sappiamo che lo sport non è matematica e sicuramente le prime due gare di campionato sono state due sconfitte pesanti per la squadra, la società e per Roseto però credo veramente che possano rialzarsi e ritrovarsi a combattere per gli obiettivi che si sono prefissati.”
Quale sarà il primo giocatore o membro dello staff della squadra biancazzurra che andrai ad abbracciare? L’ex capitano Ruggiero?
“….Non lo so. Tutti, tutti. Dai non mi fare queste domande! Con Anto c’è un rapporto stupendo ma anche con Vale,Zampo e Edo. Stesso discorso con Dani e Pio, insomma proprio con tutti. Davvero c’è un rapporto meraviglioso con tutti e con tutta la società. Si sono sempre comportati in maniera stupenda con me anche quando forse nel periodo iniziale non sono riuscito a incidere come volevo perché ero un po’ inibito da quello che era per me Roseto. Forse troppa voglia e troppo attaccamento alla maglia in quel momento i si era riversato contro ma sono stati veramente tutti vicini, mi hanno dato una mano e queste cose non me le dimentico”.

Ultima domanda. Caserta. Cosa ci possiamo aspettare da questa stagione e quali sono le ragioni che ti hanno spinto ad accettare l’offerta della compagine campana?
“Si tratta di una piazza che non ha bisogno di presentazioni nonostante ci siano tante cose nuove come la società che riprende le orme della Juve Caserta. Questa città vive di basket e a me queste piazze come ben sai piacciono. Ci sono pubblico e entusiasmo. Il progetto è quello di provare a salvarsi e siamo tre veterani insieme a un mix di giovani e di prospetti importanti. Ci sono giocatori che vogliono riscattarsi o avere visibilità nella serie. Ci sono atleti che giocano in Serie B per la prima volta. Sto cercando di far capire ai ragazzi che bisogna essere smaliziati per farli entrare il prima possibile nella mentis di quello che sarà il nostro campionato perché siamo la “Cenerentola” e quindi saremo quelli non tutelati da nessuno. Dovremo giocare tutte le partite davvero con il coltello tra i denti. A fine stagione poi tireremo le somme per vedere se siamo riusciti a centrare il nostro obiettivo”.
Intervista curata da Simone Sperduto.