Inutile negarlo, Josè Mourinho è un personaggio veramente unico nel panorama calcistico mondiale.
Nato come assistente, poi vice, di una leggenda come Bobby Robson ben presto attira su di sé l’interesse mondiale per la straordinaria cavalcata con il Porto.
Gli anni d’oro alla guida del Porto
Ingaggiato a Gennaio 2002 porta la squadra al quarto posto salvo poi modificarla sostanzialmente inserendo diversi giocatori portoghesi (tra tutti Deco e Carvalho). Nel 2003 vince il campionato, la Coppa di Portogallo e la Coppa Uefa mentre l’anno successivo arriverà un’altra vittoria in campionato e la storica Champions League.
Il Porto vince e convince e Mou diventa l’oggetto del desiderio di ogni top club. A spuntarla è il Chelsea di Abramovic ed è subito una stagione da record con un titolo che mancava per il blues da ben 50 anni, titolo che giunge al termine di una cavalcata fenomenale dove il portoghese distrugge vari record della Premier League. La stagione 2005-2006 comincia con la Supercoppa d’Inghilterra e termina con il secondo titolo consecutivo.
Un vincente nato, estroverso diretto e malizioso ma soprattutto un grande stratega, non solo in campo. Gli anni inglesi infatti portano il tecnico portoghese a sviluppare una vera e propria strategia mediatica, utilizzando i media a proprio piacimento riesce ad attrarre l’attenzione su di sé sottraendo pressione al proprio team e spesso eludendo domande scomode sposta il discorso su argomenti diversi da quelli che l’attualità imporrebbe. Una vera e propria calamita capace di accendere gli animi a dismisura mentre la squadra può pensare soltanto ad allenarsi lontana da problematiche esterne.
Famose le polemiche con Arsene Wenger e Sir Alex Fergusson, due autentici mostri sacri del calcio britannico.
Ne consegue che chi lo ha dalla propria parte lo ama alla follia mentre gli avversari, i nemici più agguerriti, i rivali diretti lo odiano come peggio non si potrebbe. Ogni domenica è uno show, ogni conferenza stampa un titolone per i tabloid inglesi.
L’antipatia e l’ostilità nel calcio inglese montano a dismisura portando effetti non propriamente positivi nel proseguo della sua avventura londinese che termina all’inizio della quarta stagione. L’estrema competitività della Premier non consente vittorie continue ed un patron come Abramovic, estremamente pretenzioso, silura Mourinho all’inizio della stagione 2007-2008.
Triplete!!!!
Buon per l’Inter che lo accoglie nel 2008 e con la quale vince subito il titolo 2008-2009 mentre la stagione successiva arriva il famosissimo TRIPLETE (Coppa Italia, Scudetto e Champions League).
Il tutto tra polemiche, ostilità e battute plateali. Individua subito nella Juventus (in primis) il nemico da osteggiare e nella classe arbitrale un bersaglio da pungolare (famoso il gesto delle manette a San Siro).
Il mondo nerazzurro impazzisce letteralmente per questo personaggio che, in soli due anni, è stato capace di stravolgere gerarchie consolidate facendo letteralmente a pezzi tutto e tutti imponendo la legge del vincente, stabilendo un record che annichilisce gli avversari di sempre, quei bianconeri tanto in difficoltà in Champions.
È tempo di confrontarsi con un’altra realtà, portare il proprio talento in un’altra nazione: abbandonando l’Inter durante i festeggiamenti Mourinho firma con il Real Madrid. Primo anno secondo alle spalle di Messi & co, secondo anno Campeon! Settimo campionato vinto per Mou in quattro campionati diversi, un vero primato. L’anno successivo terzo posto e ritorno a Londra, ancora al Chelsea con il quale nel 2015 vince ancora una volta la Premier League.
Ma cominciano dissapori e screzi con lo spogliatoio e nel 2016 Mou passa al Man Utd con il quale vince l’Europa League. Saranno ancora problemi con lo spogliatoio e l’ambiente a determinare il suo passaggio al Tottenham dove le magie di Mourinho non riescono a palesarsi.
Sembra la parabola discendente di uno dei più grandi tecnici di sempre, la fine del percorso di questo sfacciato, superbo, polemico tecnico le cui messe in scena ora tendono ad apparire ridicole.
Dopo l’Europa la Roma
Esonerato dal Tottenham viene ingaggiato dalla Roma scatenando l’entusiasmo della Capitale a tinte giallorosse. Accolto da una parte da questo fervore dall’altra da un fondato scetticismo, viste le ultime deludenti stagioni, Josè Mourinho trova non poche difficoltà nel “ripartire”, nel riportare dalla propria parte convinzione e fiducia. Ci riesce per l’appoggio incondizionato dell’intera tifoseria giallorossa che in lui vede quella speranza, quella luce in grado di portare la As Roma fuori dal buio, fuori da anni di anonimato.
Complice una strategia di marketing particolarmente azzeccata dalla proprietà statunitense lo stadio va via via riempendosi fino a culminare in un sold-out continuo come quello che sta caratterizzando la stagione 2022-2023.
La spinta di un Olimpico pieno trascina la squadra, in una stagione altalenante, verso una faticosa vittoria in Conference League. Dopo una batosta micidiale ricevuta in Norvegia contro il Bodø/Glimt all’inizio dell’avventura Mourinana era difficile prevedere il trionfo finale, ennesimo titolo di un allenatore senza confini ma soprattutto primo titolo europeo nella storia della As Roma.
Poca roba per Mou, tantissima per una piazza abituata da tanti, lunghissimi anni, a doversi accontentare delle briciole.
Ma è soprattutto questa stagione a far ricredere sul portoghese, ancora un avvio stentato (dovuto anche ad assenze importanti, Wijnaldum su tutte), risultati altalenanti in campionato ma pian pianino si comincia a vedere una squadra solida, capace di incassare poco, subìre magari la pressione ma essere subito pronta a punire gli errori degli avversari portando a sé la partita.
Le ultime gare sono emblematiche, piano piano sta crescendo anche il gioco e la vittoria di giovedì sulla Real Societad (2-0) in Europa League sembrano essere un chiaro monito all’intera Europa: Mourinho c’è e vuole vincere ancora!