L’Italia è una nazione che ha avuto da sempre nell’arte e nella cultura un fulcro importante a livello sia storico che sociale. Tra i più grandi artisti ricordiamo Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Giotto, Botticelli, Caravaggio, tanto per citarne alcuni. In rarissimi casi un pittore attivo a cavallo tra il 1452 e il 1513 ci sembra di conoscerlo ancora oggi, anzi gli appassionati di calcio giurano di aver sentito parlare più di Pinturicchio che di Leonardo. Proprio così, Pinturicchio in arte Alessandro Del Piero, proprio così, perché l’artista in questo caso è l’ex bandiera della Juventus e non il contrario almeno per quanto riguarda lo sport.
Alex è stato quel pittore che, e non poteva accadere diversamente, nasce in Italia il 9.11.1974. Viene chiamato “Pinturicchio” perché la traiettoria del suo tiro a giro somiglia a una pennellata del pittore perugino: precisa e veloce, spesso sotto l’incrocio, insomma un olio su tela disegnato con la magia dei piedi.
Una vita calcistica passata a Torino con la maglia della Juventus. Un amore che lo ha visto protagonista dal 1993 al 2012 che non si è sgretolato nemmeno con la caduta, legata a vicende lontane dai terreni di gioco, della squadra bianconera in Serie B. Un amore puro, vero e eterno.
Inizia a muovere i primi passi calcistici a Padova e dopo due stagioni dove gioca pochissimo approda alla corte della “Vecchia Signora” che di quadri e pittori, forse per via dell’esperienza, se ne intende molto bene. Il primo gol con la maglia di cui è stato sempre tifoso arriva una settimana dopo il suo esordio in Serie A in un Juventus-Reggiana finito 4-0.
Disegna quadri talmente belli che quello del 3-2 messo a segno contro la Fiorentina il 4.12.1994 è stato eletto come il miglior gol della storia juventina. A partire dalla stagione 1995-1996 Alex Del Piero offre spettacolo anche in Europa: la sua prima rete in Uefa Champions League arriva contro il Borussia Dortmund e la mette a segno nella maniera che diventerà “la sua maniera”, alla Del Piero, tiro a giro sul secondo palo e corsa a esultare cacciando la lingua in maniera simpatica davanti alle telecamere. Grazie anche al suo contributo la Juve, a maggio, porta a casa la coppa dalle grandi orecchie dopo aver battuto l’Ajax 4-2 ai calci di rigore.
Nel 1996 si prende letteralmente anche la Coppa Intercontinentale segnando nella finale vinta 1-0 contro gli argentini del River Plate e aggiunge poi alla bacheca della Juventus anche la Supercoppa Europea impreziosendo il suo bottino personale di titoli con due reti e due assist nella doppia finale contro i parigini del PSG.
Proprio come un pittore che non esce mai fuori dalle righe, Del Piero è sempre stato esempio di eleganza e lealtà sportiva, diventando ovviamente un beniamino dei tifosi juventini ma anche un avversario amato e rispettato dai fans delle altre squadre, o meglio dagli amanti del calcio inteso come sentimento allo stato puro. D’altra parte da bambini tutti provavano a segnare alla Del Piero anche se poi la domenica la squadra tifata non era quella piemontese.
Esempio di lealtà e del pittore che non sconfina mai i bordi con i colori lo è soprattutto quando il 5 marzo 2005 il difensore della Roma Leandro Cufrè lo colpisce con uno schiaffo. Lui, il Campione (volutamente con la lettera maiuscola) non si getta a terra e non simula, anzi fa sentire il suo avversario ancora più piccolo del gesto appena commesso: Alex lo guarda incredulo e si complimenta in modo sarcastico alzando il pollice. Uno degli ultimi romantici del calcio che oltre a essere Campione a suon di gol e di assist, dimostra di esserlo anche come essere umano.
Campione nella vita e Campione anche in campo come quando nel novembre del 2008 tutto il Santiago Bernabeu, templio del calcio mondiale e teatro di grandi gesta dove è più facile sbagliare che fare bene da avversario, è in piedi per applaudirlo perché “Pinturicchio” ha steso il Real Madrid con due reti e con una prestazione sontuosa. Nessun giocatore di una squadra italiana prima di lui era mai riuscito a segnare una doppietta in casa dei blancos.
346 reti siglate in carriera significano anche secondo posto nella classifica dei migliori marcatori italiani di tutti i tempi dietro a Piola che guida la tabella con 390 gol.
Oltre a una serie incredibile di record con la maglia bianconera cucita sulla pelle, come 705 presenze ufficiali, giocatore con più stagioni nella Juve (19) e da capitano (11), 208 marcature nei campionati italiani, presenze (130) e gol (54) nelle competizioni Uefa per club, Alex ha vinto tanto, tantissimo.
I quadri, o meglio, i titoli vinti con e per la Juventus, spesso come protagonista assoluto, sono stati: 6 Campionati Italiani, 1 Coppa Italia, 4 Supercoppe Italiane, 1 Uefa Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa Uefa, 1 Coppa Intertoto Uefa.
Nel libro di educazione artistica scritto da Marcello Lippi durante i suoi anni alla guida della Juventus non poteva mancare la menzione a Alex Del Piero. Libro che è stato tradotto in tutte le lingue del mondo tranne che in francese e in tedesco, addirittura in Germania il tiro di Pinturicchio fanno finta di non conoscerlo. Semifinale del 2006, dopo 90’ minuti di battaglia Germania e Italia se le danno di santa ragione durante i supplementari. Del Piero segna il gol del definitivo 2-0, palla a giro, Lehmann può solo guardare la sfera che parte e s’insacca alle sue spalle. In quella rete, giunta 1 minuto dopo quella di Grosso, durante i supplementari contro i padroni di casa, c’è la spinta di una nazione intera, di un Paese uscito non benissimo agli occhi del mondo dalla vicenda di Calciopoli. C’è la goduria tutta italiana e all’italiana nell’aver superato i rivali, acerrimi nemici sportivi di sempre, che ci considerano la loro bestia nera. I tedeschi, ricordiamolo, nel 1990 il Mondiale lo vinsero proprio in casa nostra ma non ci incontrarono mai nella competizione e invece noi nel 2006 li accompagnammo all’uscita soffrendo e giocando una gran partita. La finale, come sappiamo tutti, la vincemmo poi contro la Francia.
Alex Del Piero ha, per questioni anagrafiche, appeso la tavolozza al chiodo ma i suoi colori non sbiadiranno mai, ne siamo più che certi.