Argentina, più precisamente Rosario, 1971. C’è un derby da giocare tra Rosario Central e Newell’s Old Boys, una gara pesante che vale l’accesso alla finale del campionato. Non è solo un derby, da quelle parti è appartenenza, passione è forse anche una religione. Sicuramente è identità dei cittadini: o sei per una o tifi per l’altra, non esistono altre fedi calcistiche da quelle parti, ancor meno a quei tempi. Si tratta di un momento storico perché per la prima volta una squadra di Rosario ha la chance di vincere il massimo campionato di calcio argentino. La finalissima del “Nacional” si giocherà proprio nello stadio degli Old Boys e quindi per i tifosi delle due compagini vogliono esserci a tutti i costi. La prima finalista è il San Lorenzo e si attende l’esito del derby per sapere contro chi dovrà giocare. La rivalità radicata e intrinseca delle due fazioni calcistiche è molto accesa e ha le sue fondamenta soprattutto negli anni 20 quando il Newell’s chiese di organizzare un’amichevole contro il Rosario per una raccolta fondi da devolvere a una clinica abilitata alla cura dei malati ma il Rosario Central rispose in modo negativo. Ecco che quindi i tifosi affibbiano agli avversari i soprannomi di “Canallas” (canaglie, Rosario Central) e “Leprosos” (lebbrosi, Newell’s).
Il destino di un calciatore
Il Dio del calcio ha un destino già scritto per ogni calciatore da poter poi raccontare negli anni: Aldo Pedro Poy, attaccante del Rosario Central che ha deciso di rinunciare a contratti più onerosi per seguire la voce del cuore che lo vede legato alle “Canallas” gialloblù, è l’uomo designato dalla divinità del calcio per una storia incredibile. Aldo è nato letteralmente a pochi km di distanza dallo stadio del Rosario e tutta la sua famiglia è stata sempre tifosa dei rosarini. Portare la sua squadra in una finale e poi vincerla è il sogno da bambino.
Nel 1969 il presidente del Rosario Central e la leggenda allora allenatore Zof erano anche andati a casa sua per cercare di convincerlo a cambiare squadra, ma lui si nascose e non si fece trovare anzi addirittura si rifugiò, grazie all’aiuto di un amico, su un’isola aspettando il fallimento della trattativa per poi tornare ad allenarsi con la sua squadra del cuore.
La rete storica
Il 19.12.1971 sul palcoscenico del “Clasico” la scena se la prende lui. Sentiva che qualcosa sarebbe accaduto a breve e si avvicinò a un fotografo dicendogli di tenersi pronto perché avrebbe segnato il gol della vittoria. Passano pochi istanti…arriva un cross dalla destra e Poy si alza in volo, come una colomba (palomita, dicono gli argentini) e in tuffo di testa segna la marcatura decisiva. Il Rosario vincerà poi la finale contro il San Lorenzo e scriverà per la prima volta il proprio nome nell’albo d’oro dei campioni d’Argentina.
Una storia che si ripete in eterno
Una parte dei tifosi del Rosario Central decise che la rete nel derby si sarebbe dovuta rivivere e quindi l’anno successivo chiamarono Poy e inscenarono il gol dell’anno prima prendendo una porta da un bar e lanciando la palla con le mani per il colpo di testa dell’attaccante e l’esultanza come se l’avesse segnato davvero in quel momento. Pensate che la rete venne siglata il 19.12.1971 e da allora ogni 19.12 Poy colpisce di testa e segna di nuovo mandando in visibilio i tifosi. Oggi Poy ha 76 anni e i tifosi del Rosario Central si stanno già organizzando da tempo per poter continuare a rivivere quella rete anche dopo che l’ex attaccante non sarà, purtroppo, più in grado di colpire di testa.