LA CAVALCATA DEL COMANDANTE
E così, dopo aver vinto due derby nella stessa stagione, steso l’Inter, preso a pallonate il Milan di Pioli, inferto il primo fendente all’invincibile Napoli di Spalletti, Maurizio Sarri si è preso anche la soddisfazione di battere finalmente la Juventus di Max Allegri, una Juventus in piena ascesa reduce da molteplici risultati positivi consecutivi che, nonostante la penalizzazione ricevuta, l’avevano messa a ridosso dei piazzamenti validi per le qualificazioni Europee.
Tutti si aspettavano un match bloccato (anche Sarri aveva fatto riferimento a vecchi scontri del passato con l’altro tecnico toscano, finiti 0-0 con partite molto tattiche e poco spettacolari) ma ciò non è stato.
La Lazio è partita subito forte rinchiudendo la squadra avversaria nella propria metà campo.
La cosa inizialmente non ha sorpreso più di tanto, considerando le abitudini bianconere di quest’anno, una squadra molto chiusa, difensiva ma anche molto presente a sé stessa, in grado di cogliere la minima opportunità per infliggere colpi pesantissimi e, una volta passata in vantaggio, riuscire a contenere per portare a casa l’intero malloppo.
Ciò che però è parso chiaro con il passare dei minuti è che non fosse soltanto una tattica juventina bensì l’esito inevitabile di un gioco, quello Laziale, che riusciva ad avere la meglio, ad imporsi sull’avversario, a determinare una sottomissione che, prima o dopo, sarebbe sfociata nel vantaggio.
Lazio all’arrembaggio
Prima Luis Alberto da fuori, poi un’incursione di Milinkovic (finalmente in ripresa), poi una bella conclusione voltante di Immobile (ancora non al top) avevano dato la sensazione che il goal fosse nell’aria.
E vantaggio è stato! Un lungo e morbido cross di Zaccagni si è tramutato in assist per Sergej Milinkovic Savic che, con destrezza, tramite un leggero appoggio della mano sinistra sulla schiena di Alex Sandro, riusciva a mettere il difensore fuori tempo (clamoroso ed ingiustificato tuffo a volo d’angelo) per poi appoggiare in rete. Il serbo festeggia liberamente mentre tutto intorno è il caos, determinato dall’atteggiamento assurdo del difensore brasiliano il quale, avesse mantenuto soltanto la posizione, avrebbe molto probabilmente evitato il goal.
Un arbitraggio che fino a quel momento aveva ripetutamente graziato le scorrettezze juventine (Cuadrado aveva evitato il giallo già in due nitide occasioni ma anche Gatti aveva alzato il gomito) tutto ad un tratto sembra connotarsi di tinte biancocelesti, soltanto perché Di Bello decide di convalidare un goal che, se ben rivisto, sembrerebbe molto più regolare del pareggio juventino che avverrà dopo una manciata di minuti con Provedel letteralmente calpestato da Rabiot & co.
La vecchia Signora giunge quindi al pareggio nell’unica volta in cui, di fatto, ha superato la metà campo e lo fa da calcio piazzato (angolo) in una mischia alquanto sospetta.
Polemiche
Episodi che determineranno code polemiche infinite ma che, di fatto, non influiscono sul risultato finale. Siamo di nuovo in parità, risultato che va alquanto stretto alla Lazio dominatrice assoluta della prima frazione di gioco.
La ripresa propone lo stesso canovaccio anche se la Lazio sembra leggermente meno spigliata del primo tempo ma sempre padrona del campo. Della Juventus nessuna traccia dalle parti di Provedel.
Al 52° la più bella azione della partita, Felipe Andersson sulla destra mette in mezzo, il pallone arriva a centro area verso l’accorrente Luis Alberto che, con una magìa (splendido tacco), libera Zaccagni che non perdona e mette a segno il 10° goal del campionato.
Pochi minuti dopo (55°) è Milinkovic, sempre dalla destra, a pescare nuovamente Zaccagni che castiga ancora la Juventus ma è in fuorigioco, sarebbe stato il definitivo ko.
Max Allegri non può impartire le proprie disposizioni in quanto assente per influenza, così è il suo sostituto Landucci a dover cercare di porre rimedio alla situazione.
Ma c’è un altro intervento di Cuadrado a far discutere, siamo ancora sul 2-1 quando Zaccagni lo anticipa nuovamente e l’esterno bianconero gli rifila un bel calcio al limite dell’area. Tutti si aspettano il secondo giallo e nessuno si occupa di verificare esattamente la posizione dei giocatori (un fermo immagine evidenzia che il giocatore Laziale viene colpito sulla riga). Forse il giallo non ci starebbe ma il rigore sì.
Non se ne avvede nessuno, la Juventus resta in partita e Landucci sostituisce Cuadrado prima che sia troppo tardi. I nuovi entrati Chiesa e Milik scuotono una squadra ai limiti della resa, finalmente anche la Juventus entra in partita e cerca di volgerla a proprio favore ma la Lazio di Sarri, ora con la migliore difesa del campionato, è un osso duro e non molla.
Soltanto Fagioli sfiorerà veramente il pari dopo una bella incursione, ma Pedro (entrato al posto di un Immobile ancora alla ricerca della forma migliore) Vecino e Basic, entrati anche loro per dar manforte, riescono a spengere le velleità bianconere ed arrestare la marcia della Vecchia Signora verso la vetta.
Ora è la Lazio al secondo posto e pure fossero restituiti i 15 punti a Chiesa & co, il distacco sarebbe di un solo punto tra le due formazioni con ancora 9 partite da disputare.
Maurizio Sarri è riuscito a creare un gruppo granitico, a rigenerare una difesa che l’anno scorso faceva acqua da tutte le parti, ad imporre il proprio gioco che forse ora è meno scintillante ma più efficace.
Arrivare tra le prime 4 non è più utopia, anche perché fuori dalle competizioni europee e dalla Coppa Italia, ora la Lazio deve concentrarsi su un solo obiettivo e può farlo con tranquillità sfruttando una rosa adatta ad una sola competizione alla volta.