Prima ancora di imparare a camminare e a stare tra i pali Kasper sente accostare il suo nome accanto a quello del padre Peter. Peter Schmeichel, conosciuto come “The Great Dane“, uno dei portieri più forti della storia del calcio mondiale. Insuperabile, gran motivatore e bandiera di quel Manchester United che negli anni 90 vinceva e faceva sognare i propri tifosi.
Europei 1992
La storia del calcio e dello sport più in generale regala sempre forti emozioni proprio come successe nell’edizione degli Europei del 1992 quando la Danimarca, ripescata per l’esclusione della Jugoslavia che faceva i conti con la guerra dei Balcani, vinse la competizione continentale in maniera del tutto inaspettata. Peter era tra i pali e Kasper faceva il tifo per il suo papà. Dopo 10 anni dalla vittoria del trofeo, in una gara realizzata in Danimarca con le stelle di quella nazionale per festeggiare l’anniversario del trofeo, Peter a fine primo tempo esce dal campo e viene sostituito da Kasper che si trovava in panchina.
Manchester City
La carriera dell’esperto Peter finisce con la maglia dei Citizens e con i cuori infranti dei tifosi del Manchester United per questa sorta di tradimento. La carriera del giovane Kasper comincia dopo l’estate dell’addio al calcio dato da papà proprio nella squadra del Manchester City. Giovanissimo e con un passato da portiere di pallamano, sport seguitissimo in Danimarca, Kasper non riesce a mettersi in mostra nella squadra celeste della Premier League e comincia così il pellegrinaggio tra serie minori inglesi e campionati in Scozia e Galles.
Notts County e Leeds
Arriva l’accordo con il Notts County ma a causa di problemi finanziari che stravolgono il team di Football League 2 (quarta divisione inglese) e quindi il portiere danese si trasferisce al Leeds dove resta per una sola stagione. Una gara di Premier League giocata nella sua carriera, 25 anni sulla carta d’identità e difficoltà nell’imporsi e trovare la propria dimensione in una squadra che non riesce mai a sentire come giusta e adatta. La carriera di Kasper è un vero e proprio, metaforicamente parlando, calvario.
Leicester City
Arriva all’improvviso la chiamata del Leicester che milita in Championship (Serie B inglese). L’allenatore è Sven-Göran Eriksson e le foxes sono una squadra che gioca nel campionato cadetto senza troppe ambizioni di classifica ma qualcosa sta per cambiare. C’è un progetto e le volpi centrano la risalita in Premier League grazie anche alle grandi parate di Kasper. Vola tra i pali a neutralizzare i tiri degli avversari. Lui è figlio d’arte e la sua bravura tra i pali sembra essere ereditata dal padre Peter.
Campione d’Inghilterra
Dopo aver rischiato la retrocessione al primo anno di ritorno in Premier League, centrando una salvezza in seguito a una cavalcata incredibile verso la fine del campionato 2014-2015, il Leicester comincia la stagione successiva con un solo obiettivo: salvezza comoda e tranquilla. Al comando della squadra viene chiamato il tecnico italiano Claudio Ranieri. Le volpi cominciano a vincere e a mantenere le posizioni di testa tra un gol di Vardy, un assist di Mahrez, una palla recuperata di Kanté e una parata di Kasper (oltre che all’apporto decisivo di tutti i componenti di quella squadra). Nessuno, nemmeno dopo le prime 10 o 12 giornate di campionato, ma forse neanche dopo la 30. avrebbe puntato un solo centesimo sulla vittoria della Premier del Leicester. In un campionato ricco di squadre dal grandissimo blasone: le “big six” con Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Arsenal e Tottenham spazio per una cenerentola come il Leicester sembra essere davvero impossibile da trovare. A fine stagione sono però proprio loro che porteranno a casa il settimo titolo della loro storia.
Peter Schmeichel
Essere figlio d’arte non è stato, come ha ammesso in un’intervista Kasper, di grande aiuto per la sua carriera, anzi, sembra aver avuto l’effetto contrario. In qualsiasi momento della sua attività sportiva ha dovuto fare i conti con quanto realizzato e vinto dal padre prima di lui. I media non perdono mai l’occasione di creare una sorta di dualismo tra la figura di Peter e quella di Kasper anche se loro due si ritengono, come deve assolutamente essere, semplicemente padre e figlio. Sicuramente la scelta di diventare portiere è stata in un certo senso condizionata dalla vita di atleta del padre: quando Kasper lo accompagnava agli allenamenti del Manchester United poteva guardare da vicino gente come Giggs e Scholes allenarsi. Fare dei paragoni è riduttivo e sbagliato e Peter ha anche dichiarato di essere contento perché il figlio ha sviluppato uno stile di gioco tutto suo, quasi a voler sottolineare che entrambi, a loro modo, sono dei grandissimi portieri.
Da padre in figlio
Viaggio molto strano quello del destino che ci mette comunque del suo per creare paragoni e similitudini tra i due portieri legati da quel filo invisibile ma tangente che accomuna padre e figlio. Peter Schmeichel il 4 marzo del 1995 aiuta il Manchester United a registrare la vittoria più larga della storia della Premier League: 9-0 sull’Ipswich Town. Il 25 ottobre 2019 il Leicester con in porta Kasper supera 0-9 il Southampton.
Nazionale
Passaggio di consegna nella nazionale maggiore quasi naturale e dovuto da Peter a Kasper con la parentesi Thomas Sørensen per la piccola nazione del nord Europa. Il momento più iconico in questi termini è stato il rigore parato da Kasper al futuro pallone d’oro di quell’anno Modric, durante l’ottavo di finale dei Mondiali del 2018 che poi la Croazia riuscì comunque a vincere. Parata di Kasper e grandissima esultanza di Peter in tribuna che sembra quasi scoppiare in lacrime.
Kasper Schmeichel sta per concludere la stagione numero 11 con la maglia del Leicester e, oltre al campionato con le volpi quasi matematicamente salve, c’è la Conference League con la doppia sfida contro la Roma, penultimo atto della competizione.
Gli inglesi non sono un popolo scaramantico e quindi possiamo anche dirlo: se il Leicester dovesse superare la Roma e vincere poi la finale, per Kasper si tratterebbe di un trofeo europeo che il padre non ha mai vinto.