Le Final Eight di Coppa Italia si avvicinano e Cantù sarà una delle 8 squadre ai nastri di partenza venerdì 11 marzo a Chieti (Abruzzo) per poi spostarsi, in caso di vittoria nei quarti di finale, a Roseto degli Abruzzi per gli ultimi due atti della competizione.
Abbiamo avuto il piacere di parlare con Lorenzo Bucarelli, classe 1998, professionista della gloriosa squadra della Pallacanestro Cantù, caduta in A2 ma con l’obiettivo di tornare il prima possibile in A1. I lombardi hanno un roster di tutto rispetto e tra i più importanti della serie cadetta.
Lorenzo dopo aver vestito diverse canotte molto importanti del panorama cestistico italiano ha sposato la causa della formazione biancoblu contribuendo finora con una media di 8.9 punti, 2.8 rimbalzi, 2.9 assist.
Prima di arrivare a Cantù, hai vestito anche delle canotte storiche come ad esempio quella della Mens Sana Siena. Secondo te cos’hanno in comune queste grandi squadre che ci hanno appassionato negli anni d’oro del basket italiano?
“Sicuramente hanno in comune la passione: il tifo è caldo e trascinante. In Italia ci sono tante piazze storiche che vivono di pallacanestro e quando un giocatore gioca per queste realtà percepisce tutto l’amore e l’affetto che i tifosi nutrono nei tuoi confronti“.
Cosa ti ha convinto del progetto della squadra canturina che credo punti a tornare il prima possibile in A1 e cosa senti di poter dare per contribuire alla causa lombarda?
“Mi ha convinto sicuramente il progetto di voler tornare in Serie A 1, provare a farlo in una piazza come Cantù, così storica, è senz’altro per me uno stimolo ulteriore. Per un obiettivo così grande non servono pensieri individuali ma pensieri collettivi, quindi ognuno dovrà portare ciò che verrà richiesto in quel singolo momento, ed essendo una stagione lunghissima ci saranno momenti diversi a cui verranno richiesti cose differenti. Tutti dovranno farsi trovare pronti, a disposizione del coach e del gruppo.
Alla Dinamo Sassari hai avuto come allenatore Gianmarco Pozzecco, cosa puoi dirci del “Poz” allenatore? Come ti trovi sotto la guida tecnica di Marco Sodini?
“Poz è un allenatore che prova a dare tanto a tutti e questo è il motivo per cui quando ci siamo rivisti ci siamo sempre salutati affettuosamente. Con Marco ci stiamo conoscendo, stiamo ancora cercando di affinare il nostro feeling come invece accade a chi ha la fortuna di lavorare con lo stesso coach per più anni. Mi trovo molto bene a lavorare con lui, è una persona super disponibile”
Medaglia di bronzo agli Europei U18 e d’argento ai Mondiali U19, quale ti ha emozionato di più e in quale delle due competizioni sarebbe potuto forse arrivare qualcosa in più?
“Sicuramente la medaglia d’argento ai Mondiali è quella che ha lasciato un ricordo più forte dentro di me, per i legami umani che si sono creati con tutta la spedizione azzurra sin dall’inizio di quella manifestazione. Onestamente, credo che in nessuna delle due occasioni avremmo potuto fare di più. Abbiamo sempre dato il massimo”