È il ciclismo anzi è Sonny Colbrelli ad alzare le mani al cielo dopo una corsa incredibilmente dura con le condizioni atmosferiche avverse che hanno portato allo stremo gli atleti. Nella Parigi-Roubaix e nei258 km di cui 55 sul pavé, tra pioggia, vento, cadute e fango è il Tricolore che sventola alto nei cieli della Regina delle Classiche su due ruote.
Il ciclista bresciano aveva già trionfato nelle corse di Imola e Trento nelle settimane scorse ma riuscire a superare lo strafavorito Mathieu Van der Poel, giunto poi terzo, era forse impensabile alla vigilia ecco perché è doveroso parlare di impresa.
È stata una corsa che ha parlato italiano dalle prime battute con il trentino Gianni Moscon che prima è stato nel gruppo in fuga e poi è scattato in solitario alla ricerca della gloria inseguito proprio da Sonny Colbrelli. A 30 km dal traguardo e con un minuto e mezzo di vantaggio sui battistrada ha forato ed è stato riacciuffato dal terzetto all’inseguimento.
Colbrelli tenta la volata quando suona la campana. È la mossa giusta: Vermeersch (Bel) e Van der Poel (Ned) tengono botta ma è l’azzurro che chiude davanti a tutti dopo 6h 01‘ 57‘‘. Merita gli applausi anche Moscon che ci mette il cuore e giunge con 44‘‘ di ritardo. Dopo l’arrivo Colbrelli, completamente ricoperto di fango, si è buttato a terra sfociando in un pianto liberatorio versando quelle che sono le lacrime più belle da spendere quando sei un atleta professionista.
L’ultimo italiano a centrare questa impresa fu nel 1999 il toscano Andrea Tafi.