Mi sono iscritto alla scuola del calcio e proprio oggi c’è la mia materia preferita: storia.
Il mio professore, un signore con un lieve accento argentino che si fa chiamare “Il Principe” nato a Bernal, ci dice di aprire l’edizione del 2009 a pagina 4 e cominciare dal capitolo 11.
Noi appassionati di gesta sportive e eroiche che intrecciano l’antologia alla storia cominciamo a leggere.
“Serata gelida con temperature bassissime per le strade di Kiev. Nella capitale ucraina per le strade si riversano i tifosi della Dinamo che vogliono raggiungere lo stadio Dynamo Lobanovs’kyj mentre allo stesso tempo passeggiano anche quelli dell’Inter alla ricerca dello Стадіон «Динамо» імені Валерія Лобановського, che poi sarebbe la stessa cosa ma in lingua ucraina”.
Io sorrido all’idea di sentire alcuni miei connazionali pronunciare quelle parole che a me sembrano impronunciabili.
“15.900 spettatori perché la storia della Uefa Champions League, vuoi o non vuoi, passa da Kiev questa volta. Gli ucraini si sono comportati bene finora nel girone: vittoria contro il Rubin Kazan, sconfitta col Barcellona e pareggio 2-2 a Milano contro l’Inter. Barcellona, Dinamo, Rubin a 4 punti, Inter a 3. Ai nerazzurri serve il bottino pieno questa sera. Le due squadre sapevano già dello 0-0 tra catalani e russi. Partono molto bene i padroni di casa con Yarmolenko, Shevchenko e Milevsky e proprio dalla collaborazione tra questi due che nasce l’1-0 al 21’. Il gol, manco a dirlo, è dell’ex Milan Sheva”.
E penso che quando gioca Sheva sapere che farà gol è come quando da bambini alle interrogazioni di geografia pur non avendo studiato te la cavavi con barbabietole e industria siderurgica, almeno nel 90% dei casi.
“L’Inter sbanda, prova a rimettersi in carreggiata ma sbatte contro il muro eretto dal portiere Bogush e dalla sua difesa. Nella ripresa è assedio interista. Sneijder disegna palloni pregiati per i compagni che sfiorano il gol senza trovarlo come in occasione del palo di Samuel. La porta è stregata. La partita è stregata. Grandissima palla per Balotelli ma solo davanti a Bogush manca anche lui la porta al 70’. La Dinamo è stanca e non corre più. Siamo al minuto 86.”
86..le partite durano 90 minuti quindi se ho fatto attenzione durante le ore di matematica mancano quattro minuti al termine. L’insegnante olandese Wesley, laureatosi in geometria e precisione, i calcoli li sa fare molto bene.
“Inter quasi fuori dai giochi. Nerazzurri spacciati. Ormai non ci credeva più nessuno anche perché c’era da giocare anche la sfida in casa del Barcellona. Molti tifosi nerazzurri avevano già spento la tv preparandosi a subire gli sfottò del giorno dopo”.
Nell’ora di filosofia il professore Douglas Sisenando ci aveva parlato di un passo della scrittrice belga Amélie Nothomb che recita “Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”.
“Palla dentro di Sneijder perfetta per Milito, aggancio e tiro che beffa Bogush per l’1-1. Inter che torna in corsa ma adesso ha anche un altro nemico da sconfiggere oltre alla Dinamo: il cronometro che scorre inesorabile. Minuto 89 Sneijder appoggia su Thiago Motta, passaggio per Balotelli che di tacco serve sulla corsa Muntari il quale spara con violenza un vero missile terra-aria, Bogush in affanno sporca la conclusione alla sua sinistra, palla che sta per uscire ma arriva El Principe del Bernal Diego Milito che calcia verso la porta da posizione defilata ma il portiere avversario la salva di nuovo con un intervento poco pulito che non gli permette di controllare la palla…arriva Sneijder che anticipa Bogush e Vukojevic. Rete!!!! Dinamo Kiev 1 Inter 2. L’arbitro francese Layeca fischia la fine della partita. La stagione europea dei nerazzurri cambia, è la vittoria della svolta che porterà poi la squadra di Mourinho a vincere la Uefa Champions League nel maggio 2010”.
La lezione di storia giunge al termine e tra pochissimo avremo il test di educazione fisica ma già sappiamo come andrà a finire perché la corsa di oltre 50 metri del nostro amico portoghese Josè dopo il triplice fischio finale vale un bel 10 e lode.