Impossibile perdere un Mondiale che si gioca in casa, in Brasile, davanti a oltre 199.854 tifosi (record assoluto tuttora imbattuto) contro una Nazionale arrivata in finale quasi per caso, almeno è questo quello che pensavano i tanti tifosi della nazionale verdeoro.
Uruguay in caduta libera
La nazionale uruguayana stava subendo la crescita dell’Argentina e nel Campionato Sudamericano del 1949 giunse soltanto sesta in classifica con poche pretese in vista dell’imminente Mondiale brasiliano. Sede scelta in seguito ai postumi della Seconda Guerra Mondiale che aveva lacerato e distrutto il Vecchio Continente. In Brasile il calcio era ormai già una sorta di tradizione anche se nella sala trofei mancava ancora il titolo iridato che invece l’Uruguay aveva già issato in alto nel 1930 nell’edizione casalinga.
India squalificata, no della Scozia
Un Mondiale strano. Molto strano. Prima di tutto la squalifica rifilata all’India perché i calciatori fecero richiesta di poter giocare a piedi nudi com’erano soliti fare ma non gli venne concesso di farlo. Non partì la Scozia che chiuse al secondo posto il proprio girone ma disse che sarebbe partita solo se avesse chiuso il gruppo in testa. Giappone e Germania non furono invitate in quanto ritenute responsabili della Seconda Guerra Mondiale. La Francia eliminata dalla Jugoslavia nei playoff decise di rinunciare al ripescaggio. L’Argentina forse pe rinvidia nei confronti del Brasile non prese parte alla rassegna. L’Italia, memore ancora dell’incidente aereo di Superga avvenuto nell’anno precedente che costò la vita ai giocatori del Grande Torino decise di partire in nave alla volta del Sud America, arrivando dopo due settimane di navigazione e fuori condizione.
Ottorino Barassi salva la Coppa del Mondo
La Coppa più ambita l’aveva vinta l’Italia nel 1938 e l’ingegnere napoletano e vice presidente della FIGC tolse la coppa che si trovava all’interno della Banca d’Italia per paura della razzia dei beni da parte dei nazisti la nascose dentro una scatola di scarpe che custodiva sotto il suo letto.
Maracanà aperto al pubblico
Lo stadio venne aperto al pubblico il giorno prima dell’inizio del torneo e fu visitato da tantissimi appassionati che rimasero a bocca aperta. I numeri dicono che ufficialmente la capienza era di 155mila posti ma nella gara finale del gironcino che decretava la squadra Campione del Mondo i tifosi all’interno di esso furono molti di più.
Mondiale svanito e tragedia
Il Brasile era composto da grandissimi giocatori dall’altissimo tasso tecnico ma il primo girone con Messico, Svizzera e Jugoslavia lo supera con qualche patema a causa del 2-2 contro i crociati nella seconda giornata. L’Uruguay invece era nel gruppo a 3 squadra con Francia, Scozia, Turchia e Bolivia ma giocò solo contro i sudamericani perché i transalpini, i turchi e gli scozzesi non parteciparono alla competizione. Il Girone Finale era quindi composto da Brasile, Uruguay, Spagna e Svezia. Si arriva alla sfida decisiva che riguarda le due sudamericane dopo che i verdeoro aveva schiantato 7-1 e 6-1 Svezia e Spagna mentre la Celeste raccoglie un 3-2 e un 2-2. I tifosi brasiliani sono strasicuri di vincere quel Mondiale avendo a disposizione due risultati su tre dalla propria parte. L’Uruguay ha un capitano, tal Obdulio Varela, che chiede ai compagni di squadra di non guardare mai verso l’alto per non farsi intimidire dai tifosi avversari pronunciando l’ormai celebre frase: “Los de afuera son de palo!” “Quelli lì fuori non esistono!”. Varela è l’uomo chiave e anche della svolta di quella gara. Il Brasile passa in vantaggio con Friaça al 47′ e il capitano uruguayo sa benissimo che il rischio di subire una goleada, viste le circostanze, è elevatissimo. Allora prende il pallone con molta calma mentre il pubblico è chiaramente in visibilio, basti pensare che i brasiliani stanno festeggiando dal giorno prima, e si avvia con estrema lentezza prima verso il centrocampo e poi verso il direttore di gara, George Reader, chiedendo di far annullare un gol per fuorigioco, che egli stesso sa che non verrà mai annullato in quanto regolarissimo. Richiede l’intervento di un interprete e il suo unico scopo e deconcentrare i brasiliani, farli innervosire e soprattutto rallentare il ritmo.
Schiaffino, giocatore dalla tecnica cristallina, trova al minuto 66 l’incredibile rete del pari che però non basta ancora all’Uruguay per laurearsi campione. A undici minuti dalla fine, a sorpresa e nello stupore generale, l’Uruguay completa l’opera: ci pensa Alcides Ghiggia (che vedremo in seguito in Serie A con Roma e Milan), piccolo, veloce e ala andata a segno in tutte le tre partite del girone finale a gelare lo stadio e a segnare la rete decisiva su assist di Perez . Il Maracanà è muto. La festa diventa disperazione a tal punto che si registrarono 34 suicidi e oltre 50 attacchi cardiaci tanto da costringere il Brasile a proclamare 3 giorni di lutto nazionale. La banda musicale non suonò l’inno uruguayano perché sprovvista dello spartito e quindi andò via. La sera in hotel mentre la nazionale faceva festa, Varela passò tutta la notte a consolare i tifosi nei quartieri di Rio mentre Ghiggia venne aggredito e costretto a tornare a casa in stampelle.
L’Uruguay vince 2-1 e si laurea Campione del Mondo