La grandissima lezione di fair-play ci arriva direttamente dall’Azerbaigian e ha come protagonisti il tecnico del Qarabag Gurban Gurbanov e il suo attaccante, il senegalese Ibrahima Wadji.
Il teatro dell’accaduto è il Tofiq Bahramov Stadium dove si gioca la gara di ritorno di Euro Conference League tra i padroni di casa e il Marsiglia. I francesi, forti del comodo 3-1 maturato all’andata passano in vantaggio molto presto anche in trasferta: al 12’ con Gueye.
Il Qarabag è quasi fuori dalla competizione e allora cominciano ad attaccare per cercare di rendere la serata dei propri tifosi meno amara. Poco dopo il 30’ minuto Ibrahima Wadji trova la rete del pari anticipando Mandanda in uscita. L’impressione che hanno un po’ tutti allo stadio è che l’attaccante senegalese abbia spinto il pallone dentro con la mano, con un gesto che ricorda vagamente la rete di Maradona contro l’Inghilterra.
Nella competizione della Conference League non c’è il supporto VAR e quindi l’arbitro e i suoi assistenti non hanno visto il tocco irregolare. Non mancano le feroci proteste dei giocatori della squadra francese che invitano l’arbitro Frankowski a domandare direttamente all’autore della scorrettezza che nel frattempo si era allontanato per raggiungere la panchina di Gurbanov che gli chiede di essere onesto e di dire la verità qualora avesse toccato il pallone con la mano, cosa che Wadji ammette di aver fatto alla domanda di Gurbanov. L’allenatore del Qarabag ha quindi esortato il suo giocatore a raccontare a Frankowski l’accaduto in modo tale da farsi annullare il gol.
La lezione di vita
“Nella vita ci vuole onestà” ha dichiarato il tecnico del Qarabag a fine gara. Gurbanov ha ricevuto anche i complimenti da parte dei giocatori del Marsiglia e di Jorge Sampaoli: “Una lezione di vita. Se fosse successo a me non avrei chiesto di far cambiare la decisione presa”.
Alcuni gesti di fair-play storici
Fortunatamente non è la prima volta che assistiamo a gesti di fair-play di tale portata:
Gradino più alto per Miroslav Klose che negli anni d’oro del Werder Brema con Klasnic come compagno d’attacco (tanto forti insieme da venir chiamati “Klosnic” dai tifosi) convinse l’arbitro a non assegnare un penalty durante una gara di Bundesliga. L’attaccante tedesco fu protagonista di un altro gesto di fair-play quando vestiva la maglia della Lazio: nella sfida contro il Napoli nel 2012 si fece annullare dall’arbitro una rete segnata con la mano dopo aver ammesso la scorrettezza.
Restiamo in Germania e sempre con il Werder Brema. Durante la sfida in trasferta contro il Norimberga Aaron Hunt prima simula un contatto in aerea ma subito dopo dice all’arbitro che non c’è stato alcun fallo, rifiutando così il tiro dagli undici metri.
Uno dei più famosi che possano ricordarsi riguarda Robbie Fowler che, nel 1997 durante Arsenal-Liverpool sul risultato di 0-1 ottenne un calcio di rigore e nonostante i suoi cenni per dire all’arbitro che non ci fu contatto con Seaman, si vide costretto a calciare il penalty e decise di farsi parare il tiro dal portiere dei Gunners.
Paolo Di Canio durante Everton-West Ham decise di fermare il pallone con le mani quando si accorse che il portiere dei padroni di casa era rimasto a terra per infortunio e rinunciò quindi a segnare la marcatura al volo con il pallone che arrivava dalla destra.
Bielsa costrinse i suoi del Leeds a far pareggiare l’Aston Villa perché il gol del vantaggio avvenne con un giocatore degli avversari a terra.
Quando Jan Vertonghen aveva 19 anni durante una gara della sua Ajax contro il Cambuur segnò una rete con un lancio lungo ma in realtà aveva solo intenzione di restituire la palla agli avversari. Dopo essersi scusato e aver dialogato con i suoi compagni di squadra decise di far pareggiare il Cambuur.