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Gli anni d’oro del nostro calcio: Giuseppe Signori

di Redazione Betwin360.tv
25/03/2022
in Blog
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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Gli anni d'oro del nostro calcio: Giuseppe Signori

Spiegare chi è stato Giuseppe Signori ad un lettore che non lo ha mai visto dal vivo potrebbe sembrare più semplice di quanto non sia davvero.

A chi paragonarlo nel calcio moderno? A chi nel calcio italiano o mondiale attualmente?

Volendo forzare un po’ la similitudine, e rimanendo in ambito nazionale, si potrebbe forse accostare a Ciro Immobile per la rapidità, il partire da lontano rispetto alla porta, l’aiutare la squadra nella manovra e l’efficacia in zona goal. Entrambi peraltro hanno avuto il proprio trampolino di lancio nel calcio professionistico sotto la guida attenta di un autentico santone: Zdenek Zeman.

Beppe in realtà, meno importante dal punto di vista fisico, mingherlino, notevolmente più basso del centravanti della Nazionale attuale, sicuramente era però più veloce (famoso il coro della Nord biancoceleste sulle note di un noto brano della Carrà “Mi è sembrato di vedere Signori Signori….” proprio a sottolineare l’estrema rapidità dell’attaccante biondo) ma anche più tecnico con un dribbling secco, capace di goals fenomenali: un vero fuoriclasse.

Ciro Immobile è sicuramente un grandissimo attaccante ma Signori è stato un fenomeno assoluto di livello mondiale.

Come detto entrambi sono stati lanciati dallo stesso “maestro” ed entrambi sono esplosi nella serie cadetta, Signori con il Foggia dei miracoli di Baiano Shalimov e Rambaudi e Ciro con il Pescara di Insigne e Verratti.

In entrambi i casi ZEMANLANDIA.

Entrambi poi si sono definitivamente consacrati indossando la casacca biancoceleste della Lazio.

Chi scrive era presente allo Stadio Olimpico di Roma il giorno in cui Beppe Signori si presentò per la prima volta, da avversario, Lazio-Foggia 5-2 in cui, nonostante la doppietta di Shalimov, a colpire fu quel giovane biondo che correndo come un ossesso, schierato sul lato sinistro del tridente d’attacco, fece ammattire l’intera retroguardia laziale.

Veloce, sguizzante, imprendibile, sapeva farsi valere nella costruzione della manovra offensiva partendo praticamente da centrocampo per poter sfruttare progressione, potenza e precisione nel tiro mancino.

Non a caso le fasi iniziali della carriera del funambolo biondo furono nella zona mediana del campo per poi essere avvicinato alla porta da Zeman.

Quel Foggia dei miracoli, neopromosso, riuscirà a dare spettacolo in Italia ed il biondo attaccante mancino, con 11 goals e prestazioni fenomenali, a convincere Cragnotti a portarlo a Roma al termine del suo primo anno in A.

Signori e la Lazio

Tra Signori e la Lazio sarà subito amore. Nel calcio di Zoff, meno spregiudicato di quello del boemo, Beppe Signori viene subito messo al centro della manovra offensiva. Non più attaccante esterno, ora è la seconda punta al fianco del poderoso centravanti della Nazionale tedesca Kalle Riedle.

L’esordio con l’aquila sul petto è eccezionale: doppietta a Genova contro la Sampdoria.

Il popolo laziale si accorge immediatamente di essere di fronte ad un vero campione.

Il primo anno terminerà con il titolo di capocannoniere (26 reti in 32 partite) ed il ritorno in Europa dopo 15 anni per la Lazio. Beppe goal diventa subito l’idolo della Curva Nord.

L’anno successivo ancora capocannoniere (23 reti in 24 presenze), con perle di bellezza rara come il goal segnato contro l’Inter all’Olimpico quando, partendo da centrocampo, dopo aver puntato Bergomi e l’intera retroguardia nerazzurra, con un’accelerazione fulminante scaricava in diagonale da sinistra verso destra con tutta la forza possibile per insaccare in maniera magistrale.

O come il goal contro il Torino, sempre all’Olimpico, dove quasi allo stesso modo dopo un testa a testa con il terribile Bruno, andava a realizzare al termine di una splendida cavalcata.

Signori diventa il simbolo ed il capitano di quella squadra che, nel 1994, sarà guidata dal suo mentore Zeman che approda a Roma insieme all’ex compagno Rambaudi per dare spettacolo.

Sarà spettacolo ma anche cocenti delusioni per l’anima estremamente offensiva del gioco zemaniano poco propenso alla cura della fase difensiva.

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Il primo anno la squadra arriverà seconda (ma senza mai insidiare la Juventus nella lotta al titolo) complice un finale di stagione travolgente quando però le altre avevano tirato i remi in barca.

In Europa sarà un bel cammino interrotto però nella trasferta di Dortmund dove l’1-0 dell’andata (striminzito per la mole di gioco profusa da Signori & co.) non basteranno per evitare l’eliminazione causata proprio dall’ex Kalle Riedle.

Clamoroso il fatto che quella partita seguisse di meno di 48 ore l’impegno di Napoli nel quale la Lazio, in vantaggio per 2 reti a zero, finì con perdere 3-2.

Ma Signori è sempre più il RE di Roma (o almeno della sponda biancoceleste della città).

Il coro “e segna sempre lui, e segna sempre lui, si chiama Beppe Signori si chiama Beppe Signori” viene intonato a più riprese dai supporters biancocelesti e lui, da par suo, soddisfa le voglie del suo pubblico con prestazioni mostruose e perle magnifiche.

Anche l’abilità nel trasformare i calci di rigore, con quella strana tecnica “da fermo” che gli consente di non dare punti di riferimento ai portieri avversari, finisce con l’aumentare l’ammirazione e la venerazione nei suoi confronti a livelli tali che, quando nell’estate del 1995 Sergio Cragnotti, da sempre attento ai discorsi economici e poco incline a ragionamenti sentimentali, decise di venderlo al Parma, si scatenò una vera e propria insurrezione del popolo Laziale.

Decine di migliaia di tifosi si radunarono presso la sede della società e, di fatto, impedirono il trasferimento ai ducali del loro beniamino.

Sergio Cragnotti, furibondo, dichiarò di voler vendere la Lazio.

La risposta del biondo attaccante sarà, ancora una volta, a suon di reti.

Terza vittoria del titolo di capocannoniere e Lazio al terzo posto.

Qualcosa però sta cambiando, le continue debacle difensive della Lazio guidata da Zeman convincono alla fine il presidente biancoceleste ad esonerarlo (con la squadra al 12° posto) ed affidare nuovamente la Lazio a Zoff, dal 4-3-3 si passa al più prudente 4-4-2 e la risalita in campionato, complici le 15 reti messe a segno dall’idolo laziale, riportano la squadra al 4° posto.

Ma è il canto del cigno, la fine di un’epoca. Cragnotti vuole vincere veramente e, per farlo, si affida a Sven Goran Eriksson che approda a Roma insieme al fuoriclasse Roberto Mancini colui che, di fatto, portò al confinamento ad un ruolo marginale di Beppe Signori.

Arrivano anche Almeyda e Jugovic ed il ritorno di Boksic.

Gli spazi in attacco si restringono, emergono dissapori, la punta di diamante della squadra ora è costretta a stare in panchina, situazione mai assaporata prima.

Il giocatore sembra scontento, anche leggermente sovrappeso, meno incisivo che in passato.

La partenza sembra ormai dietro l’angolo ed il pubblico stavolta non protesterà complici prestazioni non altezza del passato.

Passaggio al Bologna

Dopo 127 reti in 195 presenze in maglia biancoceleste Signori sarà una comparsa nella Sampdoria (dal gennaio del 1998 al giugno dello stesso anno) per poi approdare al Bologna trentenne. Nessuno può pensare seriamente che a quel punto possa davvero tornare ai fasti del passato, ad incidere in maniera determinante come aveva fatto a Roma.

Ma, come già successo in passato con Baggio, sarà l’atmosfera del Dall’Ara a risvegliare il bomber bergamasco che, coi felsinei, riuscirà a togliersi diverse soddisfazioni mettendo a segno 84 reti in 178 presenze e diventando l’idolo di Bologna.

Un giocatore quindi che è stato capace di farsi amare praticamente ovunque, prima a Foggia poi a Roma ed infine a Bologna dando sempre tutto in campo.

L’unica cosa che stona, in questa magnifica carriera, è la mancanza di trofei.

A livello di club è capitato nel periodo di ascesa della Lazio Cragnottiana ed è andato via subito prima che arrivassero i trofei mentre con il Bologna ha sempre giocato per piazzamenti dignitosi (intorno a metà classifica) arrivando ad un ottimo piazzamento (7° posto) nel 2002.

In Nazionale

Con la Nazionale il rapporto non è mai sbocciato, complice la direzione tecnica affidata ad Arrigo Sacchi che sacrificava il miglior marcatore italiano in posizioni defilate (più simili a quelle occupate ad inizio carriera) ora indigeste ad un Signori trasformatosi nel tempo da attaccante esterno in punta finalizzatrice.

Nota finale per le turbolenze giudiziarie cui Signori è stato coinvolto nel 2011. Poco chiara la vicenda sulla quale, a seguito della riabilitazione concessa recentemente dalla FIGC, preferiamo non esprimere un giudizio.

 

 

 

 

 

 

Tags: bolognacalciocampionato italianolazioserie A
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