L’incontro di ieri, valevole per gli ottavi di finale del prestigioso torneo di Wimbledon, ha forse aperto definitivamente gli occhi a tutti: lo spagnolo è un predestinato e di lui si parlerà a lungo.
Già perché, il talento di Murcia, divenuto lo scorso anno il più giovane n° 1 della storia con la vittoria degli Us Open, pare indiscutibilmente quello che oggi viene definito un “talento generazionale”, uno che scriverà le pagine a venire di questo sport.
Certo che con Nadal e Federer out, Djokovic sul viale del tramonto (visti i 36 anni suonati), sembra di essere agli arbori di una vera e propria dinastia, speriamo anzi si presenti qualcuno in grado di contrastarlo a dovere (magari anche il nostro Jannick Sinner).
Ma ciò che sorprende di questo ragazzo sono le qualità “insolite” per un tennista, un qualcosa che forse non si era mai visto prima.
Non ha (forse) l’elasticità di Nole, la potenza devastante di Nadal, l’eleganza di Roger Federer, l’esplosività di Boris Becker, il passante di rovescio in corsa di Ivan Lendl o il tocco maestoso a rete di John McEnroe ma possiede un insieme di caratteristiche che lo rendono veramente un tennista speciale.
Innanzitutto ha una reattività mai vista, riflesso, coordinazione, velocità d’esecuzione uniche.
Potenza nei colpi ma anche tocco, capacità di effettuare smorzate impressionanti da qualsiasi posizione, velocità estrema nel posizionamento in campo e capacità di essere incisivo e dominante in ogni frangente.
Un giocatore peraltro ancora in piena evoluzione ma che, a differenza degli esimi predecessori, non pare troppo legato ad una determinata caratteristica, bensì sembra un mix di qualità fisiche e tecniche straordinarie che potrebbero veramente, nei prossimi anni, elevarlo nell’olimpo dei più grandi di sempre.
Anche nel match contro il nostro Matteo Berrettini, non è parso mai in difficoltà, neanche quando ha perso in modo del tutto casuale il primo set.
Ha continuato a giocare con tranquillità esprimendo la sua classe con colpi che hanno lasciato di stucco il pubblico ed anche Matteo, che al termine di uno splendido scambio, non ha potuto che tirarsi giù il cappello davanti alla prodezza dell’avversario.
Forse per alcune cose può ricordare il primo Andrè Agassi, quel giovanotto coi capelli lunghi che in maniera sfrontata affrontava tutto e tutti infischiandosene anche dell’etichetta che avrebbe voluto condizionarlo nel look più appropriato da sfoggiare in un torneo di tennis, ma questo ragazzo pare ancora di più.
Le premesse per un futuro da autentico fuoriclasse ci sono tutte!