Le Final Eight di Coppa Italia di Serie A2 sono sempre più vicine e oggi tocca a Daniele Magro della Tesi Giorgio Group Pistoia. Daniele è uno dei giocatori con il passato più vincente tra i cestisti della Serie A2. Il trentaquattrenne padovano ripercorre con noi le sue tappe da professionista e dice la sua sull’evento al via venerdì.
Quanto ha influito il percorso cestistico di tuo zio Luigi nella scelta di intraprendere la carriera da giocatore di basket?
“Lo vedevo quando giocava a Padova con la canotta del Petrarca e mi portavano a guardare le partite ma in realtà avevo anche il canestro attaccato al muro a casa e abitando in una zona di campagna avevo anche uno spiazzo per giocare e poi ho fatto questa scelta perché mi piaceva. In generale mi piaceva praticare sport di squadra perché c’erano altri ragazzini con cui fare delle partitelle e poi i miei mi hanno portato a giocare a basket anche perché mia mamma, come dico sempre non voleva che mi sporcassi di fango, e allora mi hanno portato dove non c’è il fango e così ho cominciato con la pallacanestro. Poi sì è vero, ha influito anche mio zio perché avevamo il canestro in casa perché c’era anche lui.”
Hai indossato canotte molto importanti come quelle di Milano e Sassari con le quali hai vinto anche alcuni trofei. Qual è la squadra che ti ha regalato le emozioni più belle e quale vittoria senti più tua?
“Hanno tutte un peso specifico diverso e una situazione diversa perché comunque il fatto di aver giocato più o meno implica anche il fatto di sentirsi le vittorie più addosso o meno anche se poi tutte le avventure e tutti gli allenamenti che fai durante l’anno fanno parte del lavoro di squadra. Chiaramente vincere uno scudetto a Milano è stata una cosa fantastica perché comunque puoi dire di essere campione d’Italia. La Coppa Italia con l’Olimpia mi è piaciuta perché l’ho giocata, ho giocato da titolare e quella me la sono proprio sudata. I trofei vinti con Sassari sono stati particolari perché la coppa europea regala un prestigio ulteriore al lavoro fatto e il gruppo creato in Sardegna era fantastico, divertente e stavamo veramente bene insieme perché comunque ore di trasferte e di viaggi lunghi dall’isola che però trascorrevi volentieri. La Supercoppa vinta nella stagione successiva è stata bella perché si tratta di un evento di solito un po’ snobbato ma poi quando te la giochi è molto sentita ed è bello avere comunque un trofeo in più. Questo per quanto riguarda quelle due squadre poi ovviamente c’è anche la Supercoppa ottenuta con Pistoia in questa stagione che rappresenta un altro capitolo e ogni trofeo ha un suo perché, non c’è una vittoria che spicca, tralasciando il titolo di campioni d’Italia.”
Hai vestito anche la canotta della nazionale. Ti chiedo cosa c’è di diverso rispetto alla canotta di un club?
“C’è un senso di onore e nel momento in cui la indossi avverti di avere una responsabilità in senso positivo. Sei orgoglioso di poterla indossare e di mostrare a tutti quanti che te lo sei meritato, che te la devi giocare e devi dare il meglio di te stesso nelle varie competizioni che poi ti arriva di conseguenza perché quando sei con la nazionale sai che devi fare il meglio. Non ho nemmeno sentito la pressione. Sai che sei con i migliori d’Italia e sai che giocherai ad alto livello e sai che te la godi essere lì. Poi è chiaro che devi cercare di vincerle tutte però è un qualcosa in più che parte con l’orgoglio solo nel vedere quella maglia nello spogliatoio che si trova davanti a te per essere indossata. “
Come mai hai deciso di rispondere “presente” alla chiamata di Pistoia? Cosa pensi di poter dare e di ricevere dalla squadra toscana?
“Pistoia è una città che già conoscevo perché ci ero stato quando giocava in A1 e questa è la quarta stagione non consecutiva con loro. Sono tornato qua perché conosco l’ambiente e la gente che ci vive e so quanto sia seguita la pallacanestro qui ed è piuttosto sentita, lo era soprattutto negli anni della Serie A1 ma adesso stiamo ricreando l’entusiasmo di una volta e di cui questa città ha bisogno, infatti sta venendo sempre più gente al palazzetto e questo è un ottimo segnale. Sono tornato perché loro mi volevano e io ero molto contento di tornare in questa città perché come detto la conosco, ho degli amici e conoscevo anche metà del roster e quindi mi pareva abbastanza scontato di poter risposare un’altra volta il progetto di Pistoia ma anche perché è una squadra che vuole riprendersi piano piano da quello che è successo negli ultimi anni dove ha dovuto tirare un po’ i remi in barca e ora sta cercando passo dopo passo di ricostruirsi e di crescere per poter ambire a qualcosa di più importante.”
Secondo te qual è il livello della nostra Serie A2?
“Dipende dai punti di vista. Il livello è buono. Ci sono tante squadre di livello differente perché se paragoni Cantù e Udine, che reputo le squadre che sono, diciamo, costrette a vincere rispetto a quelle che vogliono salvarsi il divario è abbastanza ampio. Le squadre che vogliono salire in A1 sono di ottimo livello e le squadre che arrancano fanno quello che possono ma comunque sono compagini che quando giocano buttano tutto quello che hanno in campo e sono poi davvero difficili da affrontare. Ti faccio un esempio che ho provato sulla mia pelle, noi abbiamo giocato contro Orzinuovi che è ultima in classifica ma onestamente per il potenziale che ha non merita assolutamente di trovarsi lì e noi ci abbiamo perso in casa e anche malamente perché loro hanno dato tutto e noi non abbiamo fatto lo stesso. Il livello può essere difficilmente quantificabile perché alla fine dipende da quello che le squadre mettono in campo in ogni partita.”
Le due sconfitte contro Udine arrivate con uno scarto minimo significa che Pistoia è in grado di competere contro i friulani che rappresentano una vera corazzata nel campionato cadetto. Analizzando le due sconfitte cosa manca a Pistoia per riuscire a vincere gare come queste?
“Le partite che abbiamo perso contro Udine ci hanno portato avere consapevolezza nei nostri mezzi perché effettivamente sapendo che affrontiamo una squadra che vuole salire di categoria, dobbiamo dare tutto. Ce l’abbiamo fatta fino a un certo punto perché c’erano alcuni dettagli ancora da limare però dopo entrambe le partite siamo andati via arrabbiati ma non abbiamo pensato di aver sprecato un’occasione. Eravamo arrabbiati per il risultato ma consapevoli che le avevamo giocate alla pari e soltanto limando i dettagli possiamo fare ancora meglio quindi la risposta è: sì, possiamo fare qualcosa in più però dobbiamo disputare delle gare davvero ottime contro di loro e anche contro Cantù, perché abbiamo perso anche contro di loro in casa ma in quella partita loro non hanno sbagliato nulla. Noi sappiamo che dando il meglio di noi possiamo giocarcela con chiunque soprattutto in partite secche.”
A proposito di gare secche in Coppa Italia arriva Ravenna e molto probabilmente avranno il morale basso vista la brutta sconfitta rimediata contro S.Severo. Quando può essere pericoloso affrontare una squadra che vorrà fare di tutto per rifarsi dopo la gara persa nell’ultima di campionato?
“La Coppa Italia è una competizione dove partono tutte da zero quindi vai e te la giochi alla pari con tutte le altre e poi vince chi gioca meglio la partita secca. La domanda è “in che condizioni arriveranno”? Perché onestamente non so la loro situazione attuale. So che purtroppo Oxilia si è infortunato e che altri giocatori non stanno benissimo. Anche noi abbiamo avuto delle defezioni contro Capo d’Orlando quindi dobbiamo vedere. Una volta che arrivi al palazzetto e c’è la palla a due tutto viene azzerato e vince chi gioca meglio. Loro sono comunque una squadra tosta, aggressiva e difficile da battere. So che c’è Cittadini che è molto bravo e tosto e ci sono vari componenti che sono duri a morire.”
Tu come giocatore come affronti questo evento della Coppa Italia? Come pensi di dosare le forze mentali e fisiche?
“L’importante tra una partita e l’altra è riposare e cercare di raggruppare tutte le energie rimanenti e andare avanti. Ci è successo nella Supercoppa a fine settembre. Non è affatto facile come competizione però preferisco essere molto stanco andando avanti nella competizione che perdere e tornare a casa e non poter giocare altre partite. L’importante è vincere e poi pensare alle successive, è inutile stare lì a centellinare le forze che servono durante la partita se sai che poi se perdi non te ne fai niente. Dopo la partita è importante riposare, mangiare bene e seguire le terapie e lo stretching sotto la guida dei fisioterapisti. Non c’è un segreto particolare.”
Quante sono le reali chance per Pistoia di poter alzare la Coppa domenica e poi guardando in avanti risalire in A1?
“Ti rispondo all’ultima domanda sulla risalita in A1. Noi pensiamo una partita alla volta perché è quello che abbiamo fatto finora e non puoi cambiare in corso d’opera. Giochiamo contro le prossime squadre che saranno sfide toste perché avremo Cantù, Torino e Treviglio che non sono facili da affrontare e quindi noi non stiamo pensando all’obiettivo finale. Noi siamo consapevoli del fatto che stiamo facendo un’ottima stagione e per questo motivo continuiamo su questa idea senza pensare al futuro lontano. Intanto facciamo il nostro e poi tireremo le somme durante i playoff. Sulla Coppa Italia noi possiamo fare qualcosa di buono solo se diamo sempre il massimo perché abbiamo consapevolezza del fatto che possiamo giocarcela con tutti anche quando magari siamo un gradino sotto ad altre squadre, sapendo che diamo il meglio di noi qualcosa potrà venir fuori. In Supercoppa noi sapevamo che non eravamo i più quotati però abbiamo fatto sempre buonissime partite e l’abbiam vinta. Vediamo cosa riusciremo a fare in Coppa Italia ma l’importante è non avere rimpianti sulla partita o sulle partite che faremo, bisogna vedere se ci qualifichiamo per la semifinale”.