Inzaghi contro il suo passato, Sarri e la sua voglia di imporre le proprie idee, un Inter in piena corsa scudetto contro una Lazio che ancora stenta a decollare.
Farà effetto vedere Simone Inzaghi andare incontro alla Nord, tempio del tifo biancoceleste, per salutare da “nemico” i propri vecchi tifosi dopo oltre vent’anni di militanza, prima da giocatore poi da allenatore.
Si prepara una buona accoglienza per il tecnico nerazzurro anche se non mancheranno i fischi (in molti sono rimasti perplessi dal repentino passaggio alla squadra lombarda) .
Ora torna da fiero avversario alla guida della squadra Campione d’Italia che, seppur stentando ancora in Champions, in campionato viaggia spedita verso la vetta che al momento appartiene al Napoli (ancora a punteggio pieno).
Nell’incontro dell’Olimpico Simone dovrà affrontare un’emergenza chiamata sudamericani. Molti protagonisti (Lautaro Martinez, Correa, Vecino e Vidal) torneranno dai propri impegni in nazionale a meno di 24 ore dal match e potrebbero avere una resa inferiore alle attese. Riuscire a proporre in staffetta il Tucu con il Toro è comunque una soluzione che lascia tranquillo Inzaghi.
Problemi di formazione per Maurizio Sarri che deve fare a meno dello squalificato Acerbi, pedina assolutamente fondamentale nella retroguardia biancoceleste, proprio contro l’Inter che fa del gioco aereo una delle sue armi migliori (è attualmente la squadra con più reti segnate di testa in Europa, ben 7) forte di giganti quali Skriniar, De Vrij, Dzeko, Bastoni mentre la Lazio ha dimostrato di soffrire particolarmente le palle alte soprattutto da calcio d’angolo. L’assenza del leader difensivo, nonché miglior colpitore di testa, è quindi tremenda per la difesa laziale.
Il tecnico biancoceleste, già alle prese con quelli che sembrano essere problemi di assimilazione dei propri concetti di gioco, dovrà trovare quindi il modo di limitare lo strapotere fisico dei battitori nerazzurri.
Non sarà facile per la Lazio ottenere un risultato positivo contro una delle squadre che soffre di più in assoluto, basti pensare che negli ultimi 10 anni il bottino pieno l’ha portato via in due occasioni, ancor più difficile se si considera il momento di transizione che sta vivendo in questo cambiamento di tipo di gioco e mentalità.
Le speranze laziali si poggeranno in grande misura sulle spalle di Milinkovic, che vede nell’Inter la sua vittima preferita (già in goal 4 volte contro i nerazzurri), sulle invenzioni di Luis Alberto e sul recupero di Immobile, giocatore assolutamente decisivo (con Ciro fuori squadra quasi si dimezza la media punti). Gli uomini di Inzaghi sembrano essere in grande spolvero ma devono far fronte ad un calendario fittissimo che li vedrà di fronte allo Sheriff pochi giorni dopo il match romano, in uno scontro da vincere ad ogni costo per proseguire con ottimismo il cammino in Champions League, mentre all’orizzonte si intravede la sagoma della Juventus per il big match della domenica successiva, un’occasione unica per spezzare i sogni di rimonta bianconeri.
Tanti impegni ravvicinati ma una rosa all’altezza, di questo può farsi forza Inzaghi che con un Barella in grandissima condizione, un Edin Dzeko in grado di zittire tutti gli scettici ed una difesa di ferro può veramente sentirsi al sicuro. L’impostazione di gioco, 3-5-2, è la stessa di Conte ma l’anima ora è più offensiva, il gioco più brioso e divertente e votato all’attacco, meno speculazione rispetto al passato ma uguale voglia di vincere.