Se potessimo assegnare un ‘premio simpatia’ Bernardo Musso, cestista della San Giobbe Chiusi, lo vincerebbe a mani basse. Vi proponiamo la divertente chiacchierata con il giocatore di origini argentine che domani a Chieti (Abruzzo) cercherà di dare il suo contributo negli ottavi di finale di Coppa Italia di A2 scendendo in campo contro l’Apu Old Wild West Udine.
Da giovanissimo hai lasciato l’Argentina per venire a vivere in Italia. Avresti mai pensato un giorno di raggiungere dei palcoscenici cestistici così importanti come la Serie A1 o la A2?
“No, perché comunque uno sogna o ci pensa un po’. Quando sei giovane parti con molte illusioni che con idee chiare e dici “speriamo che un giorno riuscirò a giocare”. Poi io quando sono partito a 17 anni, a dir la verità, non ne sapevo molto dell’Italia o della Serie A, non avevo idea perché comunque a quei tempi internet era appena approdato nel nostro mondo e quindi io non avevo tanta conoscenza in materia. Uno parte sempre con delle aspettative grandi ma poi bisogna vedere col tempo cosa succede ma non me l’aspettavo.”
Hai un record, ovvero hai giocato in tutti i primi 6 livelli nazionali dalla C regionale fino al massimo campionato. Qual è stato il campionato più difficile e perché?
“Questa è una domanda un po’ ostica. Quando sono arrivato a 17 anni ho giocato nella C2 siciliana ed ero piuttosto magro e in quella serie non si gioca, diciamo, molto a pallacanestro. Lì ti picchiano come pazzi e quindi fai fatica a giocare un po’ di pallacanestro, di passare la palla oppure provare la penetrazione e se ci provavi magari arrivava uno con il corpo (cit. “con la panza”) e ti piegava le braccia e quindi era difficile. Io penso che in Serie A è tutto più veloce, devi prendere il tiro e se fai canestro quello lo fai anche in C2 perché sei un tiratore ma devi accelerare la meccanica del tiro perché gli avversari sono più rapidi e più alti e ci sono altri fattori che influiscono.”
Facciamo un volo veloce in Argentina. Tu hai condiviso lo spogliatoio con il campione olimpico “El Conde” Walter Herrmann e hai contribuito a far vincere al San Lorenzo il primo storico campionato argentino. Cosa puoi raccontarmi di quella stagione del 2015-2016?
“Con Walter ho un bellissimo rapporto e ci sentiamo ancora oggi. Lui abita a Malaga e siamo ancora in contatto. La stagione è stata bellissima perché ci fu per me l’occasione di andare a giocare in Argentina e io non ci avevo mai giocato quindi era un’opportunità da cogliere al volo. Mi sono detto “se non lo faccio ora a 28-29 anni quando lo faccio?”, volevo andarci nel momento d’apice della mia carriera dopo che ero stato a Pesaro e avevo appena disputato un grandissimo campionato. Abbiamo vinto il campionato e ho vissuto dei momenti incredibili e credo che se non ci fossi andato me ne sarei pentito per tutta la vita.”
Ti chiedo il tuo idolo argentino nel basket? E qual era il tuo giocatore preferito da bambino, diciamo forse quello che ti ha spinto a intraprendere questa strada?
“Man mano che crescevo Manuel Ginobili è diventato il mio punto di riferimento e guardavo molta NBA e avevo due idoli: Allen Iverson e Dennis Rodman. Forse non sono stati i giocatori più forti di tutti i tempi ma erano delle star del campionato statunitense, certo non voglio metterli al di sopra della bravura di Jordan ad esempio, ma erano i miei idoli e quando uno ha un idolo non per forza deve essere il migliore. A me facevano impazzire loro due e poi in Argentina chiaramente Ginobili ci ha portato lì dove non ci saremmo mai potuti immaginare.”
Il fatto che Ginobili, Montecchia, Sconochini abbiano giocato in Italia in un qualche modo ti ha dato anche una certa voglia di giocare nel nostro Paese?
“Sì tanti giocatori di pallacanestro a quei tempi andavano o in Spagna o in Italia e quindi Ginobili ad esempio non è stato uno dei primi ma ha avuto una carriera fantastica partendo da Reggio Calabria poi Bologna, un po’ come me quando ho cominciato al sud, in Sicilia, però poi le due carriere hanno preso due strade differenti (ride).”
Hai girato tante squadre e hai dato sempre il tuo contributo ovunque. Una caratteristica che ti rappresenta alla perfezione o meglio se uno ti dovesse chiedere descrivimi Bernardo Musso dentro e fuori dal parquet, cosa mi diresti?
“Uno da tutto e mette sempre la squadra davanti alla propria persona. La gloria personale viene dopo e io cerco di essere utile alla compagine. Magari a volte il tiro non entra ma posso fare altro e lo dico perché mi sento in grado di saper fare un po’ di tutto. Non voglio dire che faccio tutto bene ma che sono molto versatile e quindi magari se il tiro non entra faccio altro, quando penetro male cerco di passare la palla e quindi io personalmente mi sento utile in qualsiasi squadra perché sono capace di adattarmi in qualsiasi situazione.”
In campionato la San Giobbe Chiusi mantiene il quarto posto in classifica. Nelle ultime quattro gare sono arrivate due sconfitte. Quali sono gli aspetti sui quali state lavorando per cercare di fare bene alle Final Eight di Coppa Italia e poi anche in vista del rush finale della serie A2?
“Sì, abbiamo perso contro Verona, dove abbiamo fatto un’ottima partita ma nel finale non siamo riusciti a gestire una gara che ci aveva visto davanti per lunghi tratti, e poi contro Ferrara con uno scarto minimo. Noi siamo quarti perché abbiamo un predominio di gioco di squadra anche se poi abbiamo ad esempio Jeremiah Wilson che sta facendo molto bene però la maggior parte dei tiri li creiamo con il lavoro di squadra e quindi passandoci la palla e trovando l’uomo messo meglio per far canestro o che in quel momento ha la mano calda. Noi lavoriamo per migliorare il gioco di squadra e tanti ex compagni con i quali ho giocato in passato e tanti avversari ci fanno i complimenti e ci dicono che giochiamo davvero bene come collettivo e io rispondo che infatti quella è la nostra forza e penso che manterremo questa filosofia di gioco anche in Coppa Italia. “
Negli ottavi di finale troverete Udine che punta al ritorno in serie A1 e a vincere la Coppa Italia. Sulla carta per la gara di venerdì a Chieti i friulani partono favoriti. Secondo te è un vantaggio giocare contro i favori dei pronostici?
“Sì, sì decisamente. Secondo me Udine è la squadra più forte del campionato e anche se non ci siamo mai affrontate finora, io conosco tutti i giocatori sono lì. Loro sono sulla carta migliori e quindi anche i favoriti e noi non avremo questa pressione mentale per dover far bene a tutti i costi ma cercheremo di fare il nostro gioco. Udine è tosta però noi restiamo focalizzati su quello che dobbiamo fare.”
Che gara sarà contro Udine e in cosa Chiusi può e soprattutto dovrà essere superiore in campo?
“Loro hanno sicuramente il vantaggio di avere la panchina lunga e quindi hanno diversi giocatori a disposizione. Noi proveremo a pressare per tutto il campo con il massimo dell’intensità e questa caratteristica che ci ha caratterizzato finora verrà mantenuta.”
Bernardo, ultima domanda: essendo argentino, ti ho disturbato mentre bevevi il mate?
“Nooooo, ma tra poco lo preparo. Lo bevo di solito qualche ora dopo aver mangiato e prima dell’allenamento così poi ci vado super carico. Sai che il mate ha la teina e così poi inizio a correre come un matto ahhaha. Di solito lo bevo al mattino presto e spesso anche il pomeriggio”