L’uomo che, ancora una volta, sta incantando nei playoffs NBA è sicuramente Jimmy Butler.
Ancor più di Jokic e Murray, Lebron o Davis, il giocatore capace di autentiche imprese, di trascinare una franchigia sulle sue spalle portandola a superare i propri limiti è sicuramente lui, Jimmy Butler!
In gara 2, a Boston, contro i favoritissimi Celtics i suoi Miami Heat sono sotto di 9 punti dopo una “bomba” di Grant Williams il quale, tornando in difesa, ha la felicissima idea di avvicinarsi a Butler ed insultarlo.
Risultato: da quel momento in poi è la fine per Boston, Jimmy entra in “missione”. La mossa del giocatore dei Celtics risulta inspiegabile, Butler vive per questi momenti, si nutre di agonismo.
Ora è un conto tra lui ed il resto del mondo, tra lui e quel “poveraccio” che ha osato sfidarlo che, di lì a poco, da eroe si trasforma in zimbello, da agonista presente in campo a colui che, osando sfidarlo, ha di fatto firmato la propria condanna.
Per Boston si fa notte fonda, da 96-87, con la concreta possibilità di pareggiare la serie, Boston rimedia un parziale (nell’ultima metà dell’ultimo quarto) di 24-9 e buona notte ai suonatori. L’agonismo, la ferocia, la classe, la determinazione del giocatore di Jimmy Butler hanno di fatto messo la pietra tombale sulle aspirazioni d’anello di Boston che, dopo due giorni (nella notte appena passata) vengono strapazzati nuovamente a Miami andando sotto 0-3 nella serie.
Quel momento è stato quasi uno spartiacque nella serie. Così come l’altra nobile del basket USA, i Lakers, Boston ora si trova ad un passo dal subire lo “sweep”.
Le origini di Butler
Ma da dove viene questo giocatore di Miami capace di monopolizzare l’andamento di una finale di Conference? Quali sono le sue origini?
Nato a Houston (Texas) 33 anni fa, viene subito abbandonato dal padre mentre la madre Londa a soli 13 anni lo caccia di casa.
Inizia un periodo nel quale vive quasi come un senzatetto, girovagando ed appoggiandosi di volta in volta in abitazioni di amici.
La svolta arriva però quando sedicenne, diventa amico di Jordan Leslie (attualmente giocatore di Football nella NFL) ed inizia a frequentarlo.
Mentre la madre biologica ostacolava i suoi sogni cestistici la madre di Leslie lo incoraggiava.
Piano piano, dopo una diffidenza iniziale, entra a far parte della famiglia (una famiglia composta da due divorziati e 6 figli…).
Le avversità non sono mai mancate a questo straordinario talento che per molte volte ha rischiato di non farcela ma che non ha mai mollato fino ad entrare a far parte della NBA, con i Chicago Bulls, indossando la casacca del più grande di ogni tempo (leggenda vuole che ci sia una parentela tra i due).
Dopo l’esperienza ai Bulls, quella travagliata a Minnesota e le 55 partite a Phila, Butler trova il posto in cui affermarsi definitivamente a Miami con i quali, nel 2020 (the bubble), raggiunge la finale Nba nella quale deve arrendersi ai Lakers di Lebron James.
Ma è solo un appuntamento rimandato, a distanza di 3 anni Miami, falcidiata dagli infortuni (Herro, Robison e Oladipo), vede ora dietro l’angolo la possibilità di vincere l’anello e se può farlo molto, se non tutto, lo deve a questo guerriero di 2.01 cm di altezza, con un fisico statuario che, anche di fronte ai più grandi (anche in dimensioni) non china mai la testa, non si arrende mai, getta il cuore oltre l’ostacolo e cerca di sfidare la sorte, ribaltare il pronostico, stupire il mondo intero.
Molto probabilmente dall’altra parte ci sarà il Joker ad attenderlo: ne vedremo delle belle!
Intanto i Celtics hanno vinto gara 4 116-99 ma Miami resta comunque avanti nella serie 3-1.