Il 29 ottobre 1997 a Mosca, Russia, in pieno autunno, che poi da quelle parti la stagione autunnale dura pochissimo o meglio è la neve ad arrivare troppo presto, nello stadio della Dinamo c’è il pubblico delle grandi occasioni. La neve, ovviamente, c’è anche quella sera dove la nazionale italiana allenata da Cesare Maldini affronta la Russia nell’andata dello spareggio per la qualificazione ai Mondiali di Francia 98. Il terreno di gioco è in condizioni pessime, un misto di terra e fango ben lontano dai campi di calcio italiani degli anni novanta o da quelli che vediamo oggi negli stadi russi. L’avversario più abituato a certe condizioni ci mette in grave difficoltà, la gara per la cronaca finirà 1-1 (Vieri e autorete di Cannavaro) e l’Italia passerà il turno grazie all’1-0 maturato nella sfida di ritorno. Prima, durante e dopo i 90 minuti nevica copiosamente.
Tra i convocati azzurri c’è un ragazzino di 19 anni che nella stagione precedente ha subito solo 17 reti e insieme al fortissimo reparto difensivo ha portato il Parma al secondo posto in Serie A: Gianluigi Buffon. L’estremo difensore è seduto in panchina e chiacchiera con Enrico Chiesa mentre si copre con la coperta di lana e sbatte i piedi a terra.
Al minuto 32 del primo tempo si fa male, dopo uno scontro fortuito con un giocatore russo, Gianluca Pagliuca e Cesare Maldini indica verso Gigi Buffon.
Il futuro Campione del Mondo non ha nemmeno il tempo di emozionarsi perché la sfida è troppo importante per farsi beffare dai sentimenti. I russi provano a rendere la serata della nostra saracinesca azzurra una di quelle da dimenticare in fretta ma Buffon c’è e sembra già un veterano tra i pali.
Il ragazzino di Carrara mette subito in mostra tutto il suo talento e si capisce che è un “predestinato”. Nel secondo tempo i russi che attaccano a spron battuto perché vedono l’Italia in difficoltà ma non riescono a segnare.
Simbolicamente il primo tuffo tra i pali di Gianluigi Buffon con la maglia italiana possiamo appuntarlo sul tiro di Alenichev. Conclusione di prima intenzione, forte, precisa alla sinistra di Buffon. Il ragazzino di 19 anni guarda arrivare a gran velocità quel pallone di colore rosso tra i fiocchi di neve, si distende con una rapidità incredibile e sventa la conclusione dei russi, che restano increduli davanti alla prodezza dell’estremo difensore azzurro.
Ironia della sorte, o se preferite destino cinico e baro, a far gol nella nostra porta ci pensa un compagno di club di Buffon: Cannavaro, sfortunatissimo, che nel tentativo di salvare un pallone buttato in mezzo dai russi colpisce male e trafigge il suo portiere.
Buffon e Cannavaro però avranno modo di rifarsi togliendosi la più grande soddisfazione a livello di Nazionale: salire sul tetto del mondo grazie alla vittoria dei Mondiali di Germania 2006.
Dal primo tuffo in azzurro di Buffon alla sua ultima gara con l’Italia (nel marzo del 2018 contro l’Argentina in amichevole) sono passati oltre 20 anni e la nostra porta l’ha difesa da grandissimo campione in 176 occasioni mettendoci dedizione, cuore e anima.